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Covid-19, nella terapia intensiva del policlinico S. Donato: “Ecco cosa succede a chi guarisce”

Essere dimessi dalla terapia intensiva non significa far ritorno tra le braccia dei propri cari: il percorso di ospedalizzazione non è di certo concluso. “Il paziente dimesso dalla terapia intensiva prosegue le cure all’interno dei reparti di degenza per un tempo variabile, personalizzato. Inizia anche una riabilitazione”. Molti dei pazienti Covid positivi e trattati in Terapia Intensiva necessitano anche di supporto psicologico.
A cura di Valeria Deste
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“Abbiamo scelto questo lavoro, siamo qui perché siamo addestrati ad affrontare certe situazioni e perché sappiamo come gestire certi tipi di pazienti. Per noi i veri eroi che ci danno la forza per combattere sono loro: i nostri pazienti”. Questo è il messaggio lanciato dal gruppo di terapia intensiva del Policlinico San Donato che in questi giorni ha dimesso il primo paziente uomo di 44 anni affetto da Covid-19.

L’uomo in questione, residente nel cremonese, era stato trasportato al Pronto Soccorso dell’Asst di Cremona lo scorso 5 marzo, dopo quasi una settimana di febbre alta e difficoltà respiratorie. Dopo circa 24 ore di attesa nel triage della struttura, è stato trasferito nel reparto di Malattie Infettive. I medici lo hanno da subito sottoposto alla terapia antivirale e alla mascherina per la regolazione della saturazione. Ma il paziente non rispondeva come speravano alle terapie. Così, il 12 marzo i medici hanno valutato il trasferimento all’interno della Terapia intensiva di Cremona dove l’uomo è stato sedato e intubato. Il giorno seguente, però, la struttura cremonese necessitava di fare spazio a nuovi pazienti e, essendo il quarantenne trasportabile, è stato trasferito nella Terapia Intensiva di San Donato dove tutt’oggi è ancora ricoverato, nonostante sia ormai fuori pericolo. La sua ospedalizzazione potrebbe proseguire ancora per circa una decina di giorni. Passata la paura, ora è tempo di riabilitazione.

Per il personale medico e infermieristico di San Donato, la dimissione dalla terapia intensiva di questo uomo è un grande traguardo. Prima di lui, da quel reparto erano state dimesse solo donne. “Dopo due donne, c’è stata la prima dimissione di un uomo che ha avuto un buon decorso dopo l’intubazione – ci spiega il dott. Giorgio Dipalma, Anestesista e Rianimatore della struttura -. Noi speriamo che presto possa rivedere la sua famiglia”. Ma essere dimessi dalla Terapia Intensiva non significa far ritorno tra le braccia dei propri cari: il percorso di ospedalizzazione non è di certo concluso. “Il paziente dimesso dalla Terapia Intensiva prosegue le cure all’interno dei reparti di degenza per un tempo variabile, personalizzato – continua il dott. Dipalma –. Inizia anche una riabilitazione, soprattutto dal punto di vista respiratorio per permettere ai polmoni di riprendere la loro funzionalità il prima possibile”. Agli aspetti prettamente fisiologici si aggiunge la componente psicologica: molti dei pazienti Covid positivi e trattati in Terapia Intensiva necessitano poi di supporto psicologico per superare lo stato di shock. “Solo quando il paziente è autonomo dal punto di vista respiratorio e non presenta altre problematiche, può essere rimandato a casa se i tamponi di sorveglianza, che vengono eseguiti successivamente, risultano negativi”.

Nella prima settimana di emergenza grazie alla collaborazione tra gli uffici e al lavoro senza sosta del personale amministrativo, infermieristico e medico, il Policlinico di San Donato in 24 ore ha allestito una terapia intensiva aggiuntiva con 8 posti letto dedicati ai pazienti affetti da Covid-19 che necessitano di supporto respiratorio, all’interno di un blocco operatorio.

Nei giorni seguenti il Policlinico San Donato ha continuato a riorganizzarsi internamente per far fronte all’emergenza e oggi è di fatto quasi interamente dedicato ai pazienti Covid con 225 pazienti ospedalizzati Covid positivi, 27 dei quali in terapia intensiva. Complessivamente, dall’inizio dell’emergenza a oggi, sono 346 i pazienti curati dalla struttura.

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