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Conseguenze dell’inchiesta Bloody Money. Procura: “Tutti archiviati perché il reato è impossibile”

Chiesta l’archiviazione per il direttore di Fanpage.it,  Francesco Piccinini, e per il giornalista Sacha Biazzo, indagati per istigazione alla corruzione dopo la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica Bloody Money sul traffico illecito di rifiuti. Secondo i giudici della Procura di Napoli i giornalisti hanno agito per denunciare all’opinione pubblica uno dei più gravi fattori di inquinamento della vita pubblica.
A cura di Redazione
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La procura della Repubblica di Napoli ha chiesto l’archiviazione per il direttore di Fanpage.it, Francesco Piccinini, e per il giornalista che ha realizzato l'inchiesta Sacha Biazzo per il procedimento giudiziario aperto in seguito all’inchiesta giornalistica Bloody Money sul traffico illecito di rifiuti e per la quale erano stati indagati per induzione alla corruzione. Archiviata anche la posizione degli altri 17 indagati, tra cui Nunzio Perrella, ex boss di camorra, ed insider dell’inchiesta sotto copertura. Stralciata, invece, la posizione di altri due soggetti, ai quali è stato contestato il traffico illecito di rifiuti.

Scrivono i giudici che l’attività dei due giornalisti e di “colui che, per loro conto, aveva fatto da infiltrato nella pubblica amministrazione campana” non è punibile perché “evidentemente finalizzata a far emergere ed a portare a conoscenza dell’opinione pubblica gravi fenomeni corruttivi”. I giornalisti hanno agito, ribadiscono i giudici, con la finalità di “far emergere e denunziare all’opinione pubblica quelle condizioni endemiche di coinvolgimento” che rappresentano un tradizionale fattore di inquinamento nell’attività di enti ed aziende pubbliche.

A supporto di questo, la richiesta di archiviazione riporta alcuni precedenti giuridici tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Spagna. Tra questi anche una sentenza di assoluzione nei confronti di Al Jazeera per una inchiesta nella quale era stata utilizzata una persona e una telecamera nascosta per ottenere le prove di un’azione organizzata da parte del Ministero degli Affari Esteri israeliano per screditare i suoi oppositori. Anche in questo caso il prevalente interesse pubblico delle notizie emerse dall’inchiesta giornalistica era prevalso su tutto.

Gli episodi dell’inchiesta

Lo stesso Nunzio Perrella, l’uomo attraverso il quale è stata realizzata l’inchiesta giornalistica, viene equiparato, per le finalità giornalistiche delle sue azioni, al ruolo di “undercover journalist”, come gli stessi giudici lo definiscono.

La posizione dei politici e degli amministratori pubblici coinvolti, compresa quella di Roberto De Luca, il secondogenito del Presidente della Regione Campania, e di Rory Oliviero, l’ex consigliere di Ercolano, è stata archiviata perché non è stato riscontrato il reato di corruzione o di istigazione alla corruzione in quanto si è prefigurata la fattispecie del cosiddetto "reato impossibile" ovvero l'impossibilità che potesse questo avvenire in quanto non vi era "l'elemento soggettivo" ovvero la volontà da parte di almeno una delle due parti di compiere l'atto di corrompere. Elemento confermato dal fatto che al momento della consegna delle valigette di soldi quest'ultime contenevano in realtà spazzatura.

"Prima ancora di esaminare le ragioni che determinano l'esclusione dei giornalisti e di colui che, per loro conto, aveva fatto da infiltrato nella pubblica amministrazione campana, peraltro va osservato che l'affermazione della punibilità dei primi per l'attività posta in essere – evidentemente finalizzata a far emergere e a portate a conoscenza dell'opinione pubblica gravi fenomeni corruttivi – in assolvimento dell'innegabile funzione di informazione dell'opinione pubblica su fatti di rilevanza generale, presenterebbe profili seriamente problematici in relazione alle garanzie riconosciute dalla Carta Costituzionale e dalla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo".

È bene chiarire che, come anche ricordato dalla Procura, per configurarsi il reato di corruzione entrambe le parti devono avere la volontà di corrompere e quest'ultima, evidentemente, non era presente in almeno una delle due parti. Per il caso di Roberto De Luca, inoltre, la Procura ha evidenziato che quest'ultimo non fosse a conoscenza dell'identità delle persone portate nel suo studio dall'intermediario Coletta – la cui posizione, afferma la procura, resta da chiarire – a discutere di smaltimento di ecoballe. De Luca aveva conosciuto Colletta nel novembre del 2017 in un'operazione di asseverazione della società Clipper e aveva accettato di incontrarlo nuovamente poiché sollecitato dall'altro socio dello studio (il cugino).

Secondo la Procura il De Luca non aveva capito chi fossero e cosa volessero quelle persone presenti nel suo studio e perché gli parlassero di appalti di smaltimento delle ecoballe. La Procura cerca di chiarire anche le ragioni per le quali De Luca, assessore al Bilancio del Comune di Salerno, sebbene non potesse parlarne in quanto materia non di sua competenze e sebbene non avesse capito chi fossero e cosa volessero le persone presenti nel suo studio, prima di salutarsi, dia loro il numero dell'ingegnere della Regione Campania che si occupa dei bandi per lo smaltimento delle ecoballe. La Procura per spiegarlo allega agli atti un'intercettazione, effettuata dopo che l'inchiesta era stata pubblicata da Fanpage.it, tra De Luca e un'altra persona: "(Nel video) Ho una faccia impietrita tipo a dire ma che vogliono questi qua, io non mi ricordavo manco d'aver avuto il numero di questo qua ma io non l'ho chiamato, quindi questi (i giornalisti di Fanpage.it, ndr) l'hanno acchiappato in c… mi dispiace per loro". La Procura sottolinea che anche i giornalisti di Fanpage.it – i cui telefoni erano intercettati – confermavano nelle loro conversazioni telefoniche del fatto che la discussione sull'eventuale "tangente" era avvenuta solo in presenza del Colletta e non di De Luca e che aspettavano la telefonata una settimana dopo da parte del Colletta per stabilire un secondo incontro – dopo quello dell'8 Febbraio – al fine di capire se l'affare sarebbe mai potuto andare in porto. Il 15 febbraio le forze dell'ordine irrompono nella redazione di Fanpage.it, sequestrano i video e rendono pubblici i materiali.

La richiesta di archiviazione sottolinea, inoltre, come alcuni politici, come ad esempio Biagio Iacolare, Presidente della Sma (l'azienda della Regione Campania che si occupa dello smaltimento dei fanghi) nonostante non avessero alcun titolo per sedersi a quei tavoli, parlassero e agissero come se avessero capacità di influire nel sistema di appalti e di smaltimento dei rifiuti.

In più, l’accertamento di uno tra i più gravi delitti contro la pubblica amministrazione, come la corruzione, ad opera di un agente infiltrato, come comunque non si configurerebbe Perrella, è stato solo di recente regolarizzato nel nostro ordinamento con una legge del 2019.

Emergono, invece, alcune novità per quanto riguarda gli impianti e le aziende coinvolte nel traffico di rifiuti oggetto dell’inchiesta. Il luogo dove sarebbe dovuto avvenire lo sversamento di inchiostro nei Regi Lagni, oggetto della sesta puntata dell’inchiesta, è stato sequestrato dai carabinieri di Brusciano subito dopo la pubblicazione dei video e i proprietari denunciati in stato di libertà per stoccaggio di materiali edili non autorizzati ed abusivismo edilizio.

La “vasca” attraverso la quale dovevano avvenire gli sversamenti, inoltre, è stata oggetto di un sopralluogo da parte dei tecnici dell’Arpac che insieme ai carabinieri hanno effettuato dei prelievi in un locale di 280 metri quadri. I risultati di queste analisi sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Nola.

L’azienda dei rifiuti di Verona protagonista della quinta puntata di Bloody Money, dove era stato trasportato un camion di rifiuti anomali, è stata oggetto di indagine della Squadra Mobile di Verona, che ha corrisposto ai responsabili elevate contravvenzioni di cui è stata informata la Procura di Napoli.

Oggi l’azienda non ci risulta più operare nel settore dei rifiuti. Così come la Punto Riciclo di Vedelago oggetto della settima puntata di Bloody Money, chiusa poco dopo la pubblicazione dell’inchiesta.

Gli avvocati Roberto Villani e Marco Esposito che hanno difeso Sacha Biazzo e Francesco Piccinini appresa dell'archiviazione si sono premurati e di estrarre copia dell'istanza della Procura e del relativo provvedimento del Gip onde approfondirne, a questo punto dell'indagine, le motivazioni. Nel contempo si sono riservati, data anche la mole documentale, ogni approfondimento degli atti di indagine.

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