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Commerciante suicida per un prestito rifiutato: la procura indaga sul ruolo della banca

Si è tolto la vita in seguito ad un rifiuto in banca, la Procura di Taranto ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio. Si procede con le indagini sul ruolo della banca: i rapporti si erano incrinati in seguito ad un clamoroso errore di conteggio.
A cura di Carmine Della Pia
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Commerciante suicida a Taranto

Si era suicidato per un prestito rifiutato in banca. E' quanto scritto sul piccolo memoriale di Vincenzo di Tinco, negoziante sopraffatto dai debiti che si è tolto la vita a Marina di Ginosa (Taranto), due giorni fa. La polizia ha ritrovato lo scritto, prontamente sequestrato, a bordo dell'auto dell'uomo, che si era recato in aperta campagna per impiccarsi ad un albero. La procura ha aperto un'inchiesta per istigazione al suicidio, e tale ipotesi apre uno scenario completamente diverso rispetto a quanto immaginato inizialmente. Il commerciante si è tolto la vita per i problemi economici che lo assillavano, ma adesso si cerca di far luce sul ruolo della banca, che, a poche ore dal suicidio, aveva rifiutato un prestito. In accordo con il legale della vittima, i rapporti con la banca di fiducia si erano incrinati in seguito ad un errore da parte della stessa filiale.

Il suicidio del negoziante, dopo il rifiuto in banca – La Procura di Taranto lavora sull'ipotesi di istigazione al suicidio per la morte del commerciante Vincenzo di Tinco. Il sessantenne aveva chiesto un prestito di 1.300 euro perché doveva pagare alcuni capi acquistati per il suo negozio di abbigliamento, ma in banca si erano rifiutati di procedere con la richiesta. Uscito dall'istituto, l'uomo non aveva neanche fatto ritorno a casa, ma si era recato subito in campagna. Qui aveva scritto su due fogli tutta la sua disperazione, i motivi per cui, qualche minuto dopo, si sarebbe impiccato ad un albero. A qualche ora dalla scomparsa, i familiari avevano allertato le forze dell'ordine, che poco dopo avevano avvistato l'auto dell'uomo e il cadavere.

Istigazione al suicidio – I rapporti tra il negoziante e la sua banca si erano deteriorati, negli ultimi tempi. L'avvocato di Vincenzo di Tinco rende noto che sul conto corrente dell'uomo erano stati prelevati 5.300 euro per un errore: si trattava di commissioni, ma il cliente avrebbe dovuto sborsare solo 56 euro. La banca si era accorta dello sbaglio ed aveva restituito i soldi prelevati. Il legale del commerciante aveva inviato, comunque, una lettera per chiedere chiarimenti ed ottenere un risarcimento, e da quel momento in poi la disponibilità della banca svanirà. "Nell'ultimo mese, il mio cliente mi aveva parlato di una inusuale rigidità nelle operazioni di pagamento che lo riguardavano. E per chi vive di commercio l'elasticità e la disponibilità della banca è di vitale importanza", ha riferito l'avvocato Lecce.

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