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Clochard bruciato vivo nel Veronese, per i due ragazzini nessuna condanna: “Era uno scherzo”

Il tredicenne non era imputabile per la sua età mentre per il 17enne, imputato con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato, il tribunale per i minorenni ha sospeso il processo per una “messa alla prova” al termine della quale ha la possibilità di veder dichiarato estinto il suo reato.
A cura di Antonio Palma
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Ci sono i colpevoli ma per la terribile morte del clochard di 64 anni Salah Fdil, bruciato vivo nell'auto in cui dormiva nel Veronese la sera del 13 dicembre del 2017, non ci sarà nessuna condanna, almeno per ora. Nessuno dei due ragazzini minorenni infatti subirà una condanna penale. Il più piccolo dei due, di appena 13 anni, era stato già dichiarato non imputabile vista la sua minore età quando accaduto il fatto, mentre per il più grande, un 17enne, il tribunale per i minorenni di Venezia nelle scorse ore ha sospeso il processo per una "messa alla prova". L'adolescente, che era imputato con la pesante accusa di omicidio volontario aggravato, ora ha la possibilità di veder dichiarato estinto il suo reato al termine di un periodo durante il quale dovrà continuare a vivere nella comunità che lo ospita da molti mesi comportandosi correttamente.

Una decisione che ha fatto infuriare i parenti della vittima. Dopo la sentenza e prima di essere cacciato dall'aula il nipote dell'uomo ha urlato: "Per la Giustizia italiana la vita di mio zio vale meno di zero". I due ragazzini, fermati poco dopo il delitto, avevano subito sostenuto che si trattava di uno scherzo messo in atto per noia e finito male ma che non c'era la volontà di uccidere l'uomo. Salah Fdil, di origini marocchine ma in Italia dal 1990 quando era arrivato per lavorare come operaio specializzato in una fabbrica della zona, da tempo era ridotto a vivere in un'auto abbandonata a Santa Maria di Zevio dopo aver perso il lavoro. In zona tutti lo conoscevano come "il Baffo" e gli volevano bene ma quei due ragazzini lo avevano preso di mira ad esempio gettandogli dei petardi, come avevano raccontato alcuni residenti in zona.

Ad indirizzare gli inquirenti verso i due minori proprio le testimonianze di alcuni residenti e le telecamere istallate in zona. Appena fermati i due avevano ammesso le loro colpe. "Lo infastidivamo ma lo facevamo per noia" avevano raccontato. Poi quell'assurda sera in cui i due hanno iniziato a incendiare fazzoletti buttandoli nell'auto in cui il 64enne dormiva. La vettura prese fuoco intrappolando all'interno il clochard che ha trovato una morte atroce.

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