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Cinghiali radioattivi in Piemonte: per gli esperti è colpa di Chernobyl

Il risultato degli esami desta preoccupazione. L’isotopo deriverebbe dalla contaminazione successiva all’incidente nucleare di Cernobyl.
A cura di Davide Falcioni
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Cinghiale prima di sbuffare

Pare che in Valsesia sia già scattato l'allarme tra i cacciatori, dopo la notizia che in decine di cinghiali sono state rilevate tracce di Cesio 137, una sostanza radioattiva rilasciata tra l'altro dopo l'incidente di Cernobyl del 1986. Le autorità hanno analizzato campioni di lingua e diaframma di capi abbattuti durante la stagione di caccia 2012/2013: su 27 animali il livello di Cesio 137 è risultato superiore allo soglia indicata dal Regolamento 733 del 2008 come limite tollerabile in caso di incidente nucleare. Secondo l'assessore all'ambiente della Regione Piemonte Roberto Ravello occorre evitare gli allarmismi perché i rischi per la salute sarebbero "contenuti e controllabili".

Elena Fantuzzi, responsabile dell'Istituto di Radioprotezione dell'Enea, spiega: "Il cesio 137 è un radionuclide artificiale prodotto dalla fissione nucleare. Viene rilasciato da siti nucleari". Per questo l'ipotesi più probabile è che l'isotopo sia stato rilasciato dopo Cernobyl, anche se non si possono escludere del tutto i siti nucleari della zona, come Trino Vercellese (smantellata nel 1987) e il sito sperimentale dell'Enea, a Saluggia. Non è esclusa neppure la pista dei rifiuti tossici. Secondo Gian Piero Godio, di Legambiente Piemonte e Val d'Aosta, esperto in questioni nucleari, "Non può essere altro che la ricaduta delle emissioni della centrale di Chernobyl. Altre spiegazioni non potrebbero esserci: il comprensorio della Valsesia non presenta alcuna sorgente radioattiva".

Intanto il ministro della salute Renato Balduzzi ha allertato i carabinieri del Nas e Noe: insieme alla Direzione Generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione dello stesso Ministero coordineranno tutti gli accertamenti. La prima riunione di coordinamento è prevista l'8 marzo. La Coldiretti ha lanciato l'allarme: "Occorre estendere immediatamente le analisi ad altri animali selvatici e fare al più presto chiarezza sulle fonti di contaminazioni". Il segretario nazionale del Sindacato italiano veterinari medicina pubblica (Sivemp) ha spiegato: "I cinghiali sono animali sentinella delle condizioni di inquinamento dei territori in cui vivono, perché ci forniscono informazioni precise grazie ad un certo modo di sfruttare l'ambiente".

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