168 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Chi è Pier Paolo Luchetti, il primo operaio in pensione a 54 anni per “esposizione all’amianto”

“Il dramma è cominciato nel 1987. Ero entrato alla Breda. Per altri 5 avrei lavorato nella stessa azienda di mio padre [ucciso da un carcinoma al polmone], lì da sempre. Da quel momento, un bel giorno, per 3 anni l’azienda scelse di smantellare il tetto della fabbrica che era fatto con materiale tossico…”, racconta Pier Paolo Lucchetti, 54enne che il 1° aprile diventerà la prima persona in Italia ad andare in pensione grazie alla legge ‘Esposti all’amianto’.
A cura di Biagio Chiariello
168 CONDIVISIONI
Pier Paolo col padre
Pier Paolo col padre

Si chiama Pier Paolo Luchetti e sarà il primo operaio in Italia ad andare in pensione grazie alla legge ‘Esposti all’amianto‘, che permette a chi ha lavorato a stretto contatto con il materiale tossico di andare in pensione. Negli anni Ottanta lavorava per Breda, oggi ha 54 anni ed è operaio alla Hitachi. Pier Paolo è anche sindacalista Cisl e da sempre si è battuto per fare sì che lo Stato gli riconosce questo diritto. E la sua "battaglia per i più deboli", l'ha definita al Corriere della Sera, che ha portato avanti per onorare chi non ce l'ha fatta: tra loro anche suo padre, Alfio, scomparso nel 2009.

Il dramma — ricorda Pier Paolo — è cominciato nel 1987. Ero entrato alla Breda, all’epoca gruppo Finmeccanica, da 3 anni. Per altri 5 avrei lavorato nella stessa azienda di mio padre, lì da sempre. Da quel momento, un bel giorno, per 3 anni l’azienda scelse di smantellare il tetto della fabbrica che era di amianto".

Purtroppo all'epoca i pericoli dell'amianto non erano ancora conosciuti come poi sarebbe stato negli anni a seguire, tanto che la scoibentazione e la bonifica dell'impianto avvenne senza che i lavori si fermassero. "A quell’epoca lavoravamo soprattutto per gli americani, avevamo tante commesse e non potevamo fermarci, così ci era stato detto. La bonifica fu eseguita da una ditta di Vicenza che mandò 17 ragazzi, che andavano sul tetto in pantaloni corti e a petto nudo. Abbiamo provato, negli anni, a ricercarli: sono tutti morti" spiega l'uomo.

Una fibra d’amianto che cade dall’altezza di 12 metri, quella del tetto, ci mette 24 ore per posarsi a terra. "Mia mamma Dora era al corrente della situazione, perché il babbo aveva cominciato a sputare sangue. Nel 2004, quando era in pensione, lui fece delle analisi e capì che era un carcinoma al polmone" dice Pier Paolo. Quello stesso anno i dirigenti dell’azienda accusati di omicidio colposo plurimo furono assolti perché per il giudice "non c’ è nesso causale tra tumori e esposizione a quel materiale, o comunque i vertici dell’ azienda non potevano conoscerlo".

Mi ricordo che anche la procuratrice Jaqueline Magi si mise a piangere mentre il giudice leggeva il dispositivo — racconta Pier Paolo — e fu una cosa per noi sconvolgente. Non sono arrabbiato con i dirigenti, io semplicemente li odio. Però questo mi ha dato forza per combattere le battaglie che sarebbero venute dopo. Non so quante multe e giorni di sospensione ho accumulato per portare avanti questa lotta per me e per la memoria di chi non ce l’ha fatta. Mio padre non c’è più per questo. Ma non c’è più nemmeno chi avrebbe dovuto essere il primo a godere di questa legge, il mio collega Pino Grasso, morto pochissimo tempo fa. Assieme a suo fratello Giovanbattista lui era sempre in prima linea per questo riconoscimento.

Sono almeno 100 secondo Pier Paolo gli operai Breda morti per la stessa malattia o per mesotelioma negli anni a seguire, tutti fra i 1.500 assunti che dal 1987 al 1990 avevano lavorato in quella condizione. Martedì 1° aprile va in pensione anche per loro.

168 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views