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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Stefano Cucchi, chieste condanne per 8 carabinieri: “Da loro depistaggi ostinati e ossessivi”

La Procura di Roma ha chiesto la condanna di tutti e otto i carabinieri finiti a processo per i presunti depistaggi nel caso della morte di Stefano Cucchi.
A cura di Enrico Tata
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Stefano Cucchi
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Un'attività ostinata, a tratti ossessiva. Così gli inquirenti definiscono i presunti depistaggi messi in atto dagli otto carabinieri imputati nel processo sulla morte di Stefano Cucchi. "I fatti che oggi siamo chiamati a valutare non sono singole condotte isolate ma un'opera complessa di depistaggi durati anni",  ha dichiarato nella sua requisitoria il pm Giovanni Musarò.

Depistaggi caso Cucchi: chiesti 7 anni di carcere per il generale Casarsa

La procura di Roma ha chiesto oggi 7 anni di carcere per il generale Alessandro Casarsa, la richiesta di condanna più severa. Chiesti anche 5 anni per il maggiore Luciano Soligo e il carabiniere Luca De Cianni, 4 anni per l'ex comandante della quarta sezione del nucleo investigativo Tiziano Testarmata, 3 anni e 3 mesi per Francesco Di Sano, 3 anni per l'ex capo del Reparto operativo di Roma e un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola. Per Casarsa, Cavallo, Soligo e De Cianni l'accusa ha chiesto l'interdizione per sempre dai pubblici uffici. Gli imputati dovranno rispondere, a vario titolo, delle accuse di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia. In questo processo si sono costituiti parte civile il ministero della Difesa e l’Arma dei carabinieri.

Il pm Musarò: "Un intero Paese preso in giro per sei anni"

"È stato un processo lungo e difficile. Un intero Paese è stato preso in giro per sei anni", ha detto il pm Musarò in aula. Le ingerenze degli accusati sulle perizie mediche sono state "inaccettabili", ha dichiarato l'accusa, ricordando anche le "intimidazioni" chi ci sono state su chi ha detto la verità nel corso delle indagini.

Nel corso dell'udienza del 17 dicembre scorso il pm Musarò aveva chiarito che non si tratta di un processo "contro l'Arma dei carabinieri". "Vogliamo evitare qualunque strumentalizzazione. Quello che si sta svolgendo non è un processo all’Arma dei carabinieri che del resto è costituita parte civile. C’è stata una leale collaborazione con l’Arma a partire dal 2018, gli atti più importanti ci sono stati procurati dal reparto operativo. Attenzione perciò non provate a strumentalizzare la vicenda per provocare una levata di scudi da parte dell’Arma".

Le condanne per l'omicidio di Stefano Cucchi

A maggio la Corte d'Assise d'appello di Roma ha condannato a 13 anni i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro per la morte di Stefano Cucchi. L'accusa nei loro confronti è di omicidio preterintenzionale (hanno ucciso Cucchi, ma non avevano l'obiettivo di ucciderlo). In primo grado i due militari erano stati condannati a 12 anni. Cucchi è morto il 22 ottobre del 2009 all'interno di una stanza dell'ospedale Pertini di Roma.

Cucchi è stato arrestato il 15 ottobre del 2009 in via Lemonia a Roma dopo essere stato sorpreso con 28 grammi di hashish. Dopo neanche ventiquattro ore, durante l'udienza del suo processo per direttissima, il 31enne presentava evidenti ferite e lividi sugli occhi. Il 17 ottobre viene visitato presso l'ospedale Fatebenefratelli: lesioni alle gambe e al viso, frattura della mascella, fratture alla colonna vertebrale, lesioni varie, il referto. È stato ricoverato successivamente all'ospedale Sandro Pertini di Roma, dove poi è morto.

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