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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, altri 3 carabinieri a rischio processo per depistaggio. La sorella: “Sono disorientata”

Altri 3 carabinieri, Fortunato Prospero, Maurizio Bertolino e Giuseppe Perri, rischiano di essere processati con l’accusa di depistaggio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici per aver ostacolato le indagini sulla morte di Stefano Cucchi. La sorella Ilaria: “Sconcerto e rabbia”.
A cura di Ida Artiaco
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Altri tre carabinieri rischiano di finire a processo con le accuse di depistaggio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, per aver ostacolato la ricerca della verità sulla morte di Stefano Cucchi, avvenuta a Roma nell'ottobre del 2009 all'ospedale Pertini ad una settimana dal suo arresto.

La procura della Capitale infatti ha concluso le indagini nei confronti di Maurizio Bertolino, all'epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza, di Fortunato Prospero, ex capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma, e di Giuseppe Perri, all'epoca dei fatti maresciallo.

I tre, secondo i magistrati, avrebbero mentito nel procedimento relativo ai depistaggi, il cosiddetto Cucchi Ter, che vedeva imputati appartenenti dell'Arma accusati di avere per l'appunto depistato le indagini sulla morte del trentenne. Per i tre l'udienza preliminare davanti al GUP di Roma è fissata al prossimo 21 dicembre.

Nel procedimento risultano parti offese il Ministero della Giustizia, la sorella di Cucchi, Ilaria e il padre Giovanni oltre ad agenti della polizia penitenziaria e il carabiniere Riccardo Casamassima che con le sue dichiarazioni ha contribuito alla riapertura delle indagini.

Proprio la sorella di Stefano, Ilaria, si è detta "disorientata" dopo aver avuto la notizia della chiusura delle indagini. Su Facebook ha scritto: "Nuovi falsi. Nuovi depistaggi. Ancora reati commessi addirittura a processi in corso. Ancora sott’ufficiali ed ufficiali imputati. Ora sono una donna delle istituzioni e cresce ancor di più in me lo sconcerto e la rabbia per il vilipendio alla divisa dell’Arma fatto da chi si ostina ad interpretare in questo modo lo spirito di corpo vedendo la Magistratura come un nemico ed ostacolandola nel suo legittimo e doveroso esercizio. Mentre si prescrivono i reati per cui sono stati condannati gli ufficiali della Scala Gerarchica io non posso fare altro che esprimere tutto il mio dolore per l’Arma dei Carabinieri. Tutto questo avviene a pochi giorni dall’anniversario dell’uccisione di Stefano Cucchi. ‘Quello morto di droga'".

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