Caso Provolo, le vittime degli abusi dei preti contro Papa Francesco: “Sapevi e non hai agito”
"Sapevi e non hai agito". Si rivolgono così senza mezzi termini a Papa Francesco le vittime di abusi da parte di sacerdoti e religiosi dell'Istituto Provolo di Verona, con una sede anche in Sud America, precisamente a Mendoza, in Argentina, dedicato ai bambini sordomuti. Stando a quanto riferito dalla rete Eca (Fine Clergy Abuse), le stesse vittime saranno la prossima settimana a Roma e Ginevra per denunciare quanto subito, presentando "prova dei loro casi di violenze e di violazioni dei diritti umani da parte del Papa e della Santa Sede", e per chiedere un incontro pubblico con il Pontefice esattamente ad un anno di distanza dal vertice che lo scorso anno si tenne in Vaticano sul tema della pedofilia nella Chiesa. In Argentina c'è anche un processo contro due sacerdoti, Nicola Corradi e padre Horacio Corbacho, e un impiegato laico, nel corso del quale più di 20 vittime sorde hanno testimoniato di essere state aggredite sessualmente e maltrattate fisicamente all’Istituto, alcune già all’età di cinque anni. "Questo mese, altri nove presunti autori di reato dovrebbero essere processati, tra cui due suore".
Caso Provolo, le accuse delle vittime alla Chiesa: "Nessuno ha fatto niente"
Non è tuttavia la prima volta che le vittime degli abusi del caso Provolo si rivolgono a Bergoglio. Già nel 2016, subito dopo l'arresto dei due sacerdoti in Argentina, Julieta Anazco, che aveva denunciato casi di pedofilia nel paese, ben sette su bambini di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, si era rivolta al Pontefice. "Abbiamo informato la Chiesa, tutti lo sapevano di quello che accadeva, ma nessuno ha fatto niente, – aveva dichiarato ai microfoni di Fanpage.it –, all'epoca Papa Francesco era l'arcivescovo di Buenos Aires, abbiamo provato ad incontrarlo ma nessuno ci ha ricevuto". Parlando di un altro sacerdote, aveva raccontato che "abusava dei minori durante la confessione, oppure si infilava nelle nostre tende mentre dormivamo. Mi è sembrato molto coraggioso che queste persone con difficoltà linguistiche siano riusciti a raccontare quanto successo, cosa che io non riuscivo a fare".
Il caso Provolo nell'inchiesta di Fanpage.it
Lo scandalo degli abusi da parte di sacerdoti e religiosi ai danni dei giovani ospiti sordomuti della struttura scoppiò nel 2009. Ben 67 disabili denunciarono di essere stati violentati da preti quando erano bambini. A novembre del 2016 furono arrestati due sacerdoti per le violenze commesse a Lujàn de Cuyo, nella diocesi di Mendoza. Uno dei due è l'italiano Nicola Corradi, 82 anni, denunciato per la prima volta negli anni Ottanta sempre per casi di pedofilia presso l’Istituto Antonio Provolo di Verona. "Sono stato sodomizzato e costretto ad avere rapporti sessuali da almeno quindi preti e fratelli", racconterà in seguito una delle sue vittime, ormai ultrasessantenne. L'altro è Horacio Corbacho, 56 anni. Del caso Provolo si era occupata anche Fanpage.it con una inchiesta: Don Eligio Piccoli, sacerdote in servizio sempre all'Istituto Provolo di Verona, ammise davanti ai nostri microfoni di aver abusato sessualmente di molti minori sordomuti ospiti della struttura veneta.
Sempre Fanpage.it era riuscita ad entrare in possesso di alcuni documenti che provavano il fatto che il Vaticano, che nel 2010 aveva anche istituito una commissione di indagine indipendente, è sempre stato a conoscenza di quanto avveniva tra le mura dell'istituto veronese. Mario Sannite, un magistrato in pensione che era stato presidente della sezione penale e poi della corte di appello del tribunale di Verona e che venne messo al capo della Commissione, rivelò che "Don Nicola Corradi è stato trasferito in Argentina per questo motivo, perché era accusato di fatti di questo tipo. Lo so perché parlando con Don Mazzoni [il vicario giudiziale del tribunale ecclesiastico], parlando col vescovo, sono venuto a saperlo". Ma le domande senza risposta sono ancora molte. Infine, a novembre del 2019 Corradi è stato condannato a 42 anni di reclusione, l'altro sacerdote a 45 anni mentre l'inserviente a 18 anni. I giudici hanno inoltre ordinato la cura psicologica gratuita a carico dello Stato per tutte le vittime e l’agevolazione per il loro reinserimento nella società.