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Caso Marrazzo, Signorini: “Mostrai a Marina Berlusconi il video coi trans”

Il direttore di “Chi” Alfonso Signorini ha testimoniato al processo per il tentato ricatto a Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio. In relazione a un video di Marrazzo coi trans ha detto: “Non era pubblicabile, ma era mio dovere mostrarlo al mio editore, Berlusconi”.
A cura di Susanna Picone
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Nell’ambito del processo che vede coinvolto Piero Marrazzo, ex governatore della Regione Lazio, ha testimoniato oggi Alfonso Signorini, direttore del settimanale “Chi”, che ha parlato del video nel quale Marrazzo appariva nella casa del trans Natalie in via Gradoli a Roma. “Quel video non era pubblicabile ma era mio dovere mostrarlo al mio editore, Marina Berlusconi”: così Signorini ha ricostruito le fasi che portarono alla visione del filmato. Al giornalista venne proposto il filmato (realizzato con un cellulare da alcuni carabinieri il giorno che fecero irruzione nell’appartamento) dai titolari dell’agenzia Masi di Milano: le immagini furono visionate dal direttore che ha affermato di aver capito che era materiale non pubblicabile, era dinanzi a un video che rappresentava una palese violazione della privacy. “Era mio dovere, comunque, informare il mio editore, Marina Berlusconi e l’amministratore del gruppo Mondadori Maurizio Costa” – ha continuato Signorini che ha detto che Marina avrebbe parlato con il padre Silvio, all’epoca presidente del Consiglio.

Titolari agenzia non dovranno rispondere dell’accusa di ricettazione – Il direttore di “Chi” ha poi aggiunto che dopo qualche giorno Marina Berlusconi lo chiamò al fine di prendere contatto con l’agenzia Masi e per dirgli che Silvio Berlusconi aveva parlato con Piero Marrazzo e che quest’ultimo avrebbe contattato la stessa agenzia. Signorini, nel corso della sua testimonianza, ha parlato anche di Silvio Sircana (portavoce del premier Prodi immortalato con i trans) e di come in qual caso non era in gioco la violazione della privacy ma quella della sfera sessuale. Nel corso dell’udienza il tribunale ha sciolto la riserva in merito alla ipotesi di iscrizione nel registro degli indagati dei titolari dell’agenzia Masi che tentarono di piazzare il video. Secondo quando stabilito su Domenico Masi e Carmen, i primi che videro quelle immagini, non sarebbero emersi indizi di reità. Alla luce di questa decisione l’avvocato che assiste Antonio Tamburrino, il carabiniere accusato di ricettazione, ha chiesto l’assoluzione ritenendo che la posizione dell’assistito è analoga a quella dei due titolari dell’agenzia. Su questa istanza il tribunale si è riservato di decidere.

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