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Bruti attacca il pm Robledo: “Reiterato intralcio alle indagini su Expo 2015”

In una nota inviata al Consiglio Superiore della Magistratura, il Procuratore Capo di Milano accusa l’aggiunto di aver determinato un ritardo nelle indagini e di averne messo a repentaglio la segretezza.
A cura di B. C.
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Le iniziative del procuratore aggiunto Robledo hanno determinato un reiterato ostacolo al recente caso Expo 2015. È quanto scrive il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, in una nota al Csm, nella quale osserva che l'invio da parte di Robledo di copie di atti del procedimento ha "posto a grave rischio il segreto delle indagini" relative all'Expo 2015 di Milano. Bruti Liberati, in particolare, ricorda la "prospettazione di stralcio", avanzata da Robledo e da lui esclusa, che "non solo avrebbe fatto perdere la unitarietà  di visione in questa vicenda specifica, ma avrebbe comportato sicuro intralcio e ritardo alle indagini". Tra gli episodi citati c'è anche quello di un doppio pedinamento che avrebbe potuto compromettere l'inchiesta: "Robledo pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un'attività di pedinamento e controllo su uno degli indagati svolta da personale della polizia giudiziaria, ha disposto, analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Gdf" scrive il procuratore milanese, spiegando che "solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini".

Ma la lite tra magistrati riguarda anche le dichiarazioni di Ferdinando Pomarici, ex responsabile della Dda di Milano, secondo cui l'indagine sul caso Ruby al procuratore aggiunto e capo della Dda di Milano, Ilda Boccassini, è stata "anomala" e non conforme ai criteri vigenti. Pomarici è stato ascoltato in audizione al Consiglio superiore della magistratura. Il magistrato ha spiegato di averi trascritto le le sue critiche in una lettera inviata al procuratore Bruti Liberati. Pomarici ha segnalato un’altra anomalia. Quella riguardante il caso del direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti: dopo che la Cassazione aveva confermato la condanna al carcere per diffamazione, il magistrato avrebbe evidenziato come Bruti Liberati aveva chiesto una sorta di ‘unicum', cioè una deroga valida solo per lui, confermando quanto riferito ieri al Csm dal capo dell'Ufficio esecuzioni, Nunzia Gatto.

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