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Blue Whale, arriva l’allarme della Polizia Postale: “Fenomeno cresciuto a dismisura”

L’appello di Nunzia Ciardi, direttore della Polizia Postale, a genitori, insegnanti e ragazzi: “Attenzione a cogliere segni anche minimi di malessere e manifestazioni di autolesionismo”.
A cura di Susanna Picone
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Anche la Polizia Postale mette in guardia dal Blue Whale, il “gioco” nato in Russia che è stato collegato negli ultimi tempi a oltre cento casi di suicidi tra giovanissimi. A parlare di questo fenomeno è stata il direttore della Polizia Postale Nunzia Ciardi, intervistata sul tema dal Corriere della Sera. “Noi stiamo indagando ormai da tempo e posso dire che si tratta di un fenomeno cresciuto a dismisura. Esiste certamente, però stiamo cercando di scoprire in quali dimensioni e soprattutto con quali sistemi. Anche perché si tratta di un fenomeno emulativo e quindi ad altissimo rischio”, ha spiegato la Polizia Postale. Ciardi ha inoltre detto che la Polizia ha ricevuto circa 40 denunce e che esistono tra queste diversi casi da approfondire. “Oltre al tentato suicidio di una ragazza a Pescara, abbiamo scoperto diverse conversazioni tra ragazze che lasciano presumere una dinamica identica a quella scoperta in Russia, anche se non abbiamo ancora riscontro che siano guidate da un tutor”, ha spiegato ancora. Queste ragazze avrebbero fatto riferimento esplicito al cosiddetto Blue Whale.

Rischio emulazione – La Polizia Postale ha ricostruito le modalità di questa sfida nata in Russia dicendo come vengono "agganciati" i ragazzi: “Con un hashtag su Facebook, una ‘chiave' che evidenziava l'argomento. Poi partivano le disposizioni: tagliati le braccia, svegliati alle 4 di mattina e gira per casa, guarda un film dell'orrore, infliggiti un grande dolore, fatti una balena blu sul braccio. Era un crescendo per 50 giorni fino all'ordine finale: ucciditi”. Ciardi ha infine messo in guardia sul rischio emulazione: “Spesso – ha spiegato – il disagio giovanile si salda con l'emulazione ed è su questo che bisogna porre la massima attenzione. È l'appello che rivolgiamo ai genitori, ai professori ma soprattutto ai ragazzi: attenzione a cogliere segni anche minimi di malessere, attenzione a manifestazioni di autolesionismo”.

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