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Bimbo morto a Novara, le foto delle botte a Leonardo sui telefoni della mamma e del compagno

Novità nel caso dell’omicidio di Leonardo Russo, il bimbo di 2 anni ucciso di botte a Novara lo scorso maggio. Nel corso delle indagini sono state ritrovate decine di immagini, risalenti a un mese prima del delitto, che la mamma Gaia e il compagno Nicolas Musi, entrambi arrestati con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato, si scambiavano sui loro telefoni, in cui il piccolo appare ricoperto di lividi.
A cura di Ida Artiaco
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Non c'è pace per Leonardo Russo, il bimbo di 2 anni morto lo scorso maggio nella sua casa nel quartiere Sant'Agapio, alla periferia di Novara, a causa delle botte ricevute, talmente violente da rompergli il fegato, come è stato confermato dall'autopsia. In carcere sono finiti con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato la mamma Gaia, 22 anni e incinta del secondo figlio, la quale ha sempre negato qualsiasi tipo di coinvolgimento nella tragedia, e il suo compagno Nicolas Musi, che sin da subito ha scelto la linea del silenzio. Quello che sta emergendo nelle ultime ore, però, sta gettando ulteriori ombre sulla vicenda. Come riporta La Repubblica, si è scoperto nel corso delle indagini che le violenze sul piccolo andavano avanti da almeno un mese prima del suo decesso e dunque l'episodio che gli è costato la vita non è stato un caso isolato.

Lo dimostrerebbero le decine di scatti trovati sui telefonini della coppia, in cui sono evidenti sul volto del bambino i segni delle percosse subite. Un reportage che si può definire agghiacciante e che risale quasi a un mese prima dell'omicidio. Nelle immagini in questione si vede il piccolo coperto di lividi e con l'occhio nero mentre mangia un gelato oppure mentre gioca con una macchina. D'altronde quando Leonardo è arrivato in ospedale in fin di vita lo scorso 26 maggio aveva ecchimosi per tutto il corpo, il che aveva subito fatto scattare nei medici l'ipotesi di maltrattamenti. La mamma della giovane vittima, Gaia, che al momento si trova in una struttura protetta perché in stato di gravidanza, ha sempre difeso la sua posizione, che però ora comincia a vacillare. Gli inquirenti hanno infatti sequestrato tutto il materiale fotografico che potrebbe essere decisivo per scoprire realmente come è morto il bimbo.

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