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Bimba rom esclusa dallo scuolabus: andrà all’asilo in taxi grazie a una colletta

Una bimba rom di 4 anni di Collegno, in provincia di Torino, è costretta ogni mattina a percorrere a piedi i tre chilometri che separano il campo rom dall’asilo perché il comune si rifiuta di offrire anche a lei, come agli altri bambini, il servizio di trasporto pubblico con lo scuolabus. La sua “colpa”? Avere un papà non residente in città.
A cura di Davide Falcioni
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Il caso di pedofilia nella provincia di Cremona, dove un meccanico che guida anche lo scuolabus del paese, è stato denunciato per abusi sessuali durati almeno per un anno. All’arrivo delle forze dell’ordine che l’hanno portato in carcere lui è rimasto in silenzio.

Una bambina di etnia rom di 4 anni domiciliata nel campo nomadi di Collegno, in provincia di Torino, è stata esclusa dallo scuolabus che ogni mattina porta i bambini all'asilo perché i genitori non sono residenti in Italia. Il servizio le è stato revocato dal comune, guidato da un sindaco del Partito Democratico. Il padre della piccola ha presentato ricorso in tribunale spiegando che sua figlia lo scorso anno aveva ottenuto la possibilità di usufruire del servizio di trasporto scolastico.

Il papà della bambina è nato e cresciuto tra Torino e Collegno ed è cittadino comunitario: non possiede però la cittadinanza italiana e non ha la residenza in città, malgrado sia autorizzato a dimorare presso il campo rom di Strada della Berlia insieme alla moglie e i due figli minori. Il campo è situato a circa 3 chilometri dalla scuola dell'infanzia che frequenta e ogni mattina la piccola è stata costretta a fare il lungo tragitto a piedi per raggiungere la maestra e i suoi compagni.

"Il Comune non ha accolto la domanda di residenza – ha spiegato nei giorni scorsi all'Ansa Federico Depetris, il legale del padre della bimba – perché è privo di lavoro e non può dimostrare di essere indipendente dal punto di vista economico. Il padre è ansioso di volersi inserire nel contesto sociale italiano e di voler garantire ai suoi figli un futuro migliore lontano dal campo rom. Il modo migliore per consentire l'integrazione è garantire l'accesso ai servizi pubblici essenziali come istruzione, salute, lavoro, mentre il mio cliente non può avere un medico di famiglia e sua figlia non può usare lo scuolabus".

In attesa che, come si spera, il diritto al trasporto pubblico per la bambina venga ristabilito anche da un giudice la piccola potrà andare a scuola ogni mattina in taxi. Il servizio comincerà lunedì e durerà almeno fino al giorno dell'udienza, fissata per il 15 dicembre. A pagare le corse sarà un gruppo di persone che si è messo in contatto con la cooperativa taxi Torino e che pagherà il trasporto.

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