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Berlusconi c’è e fingere di non vederlo non è una gran tattica

Fingere che non ci sia Berlusconi per simulare di non dover trattare con lui non funziona. Semplicemente.
A cura di Giulio Cavalli
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Inizia la legislatura e le promesse diventano fardelli pesantissimi da portarsi addosso di fronte a una complessità che ora – terminata la parentesi del “liberi tutti” concessa dalla propaganda – tocca affrontare. I "mai con Berlusconi", "mai con il PD", "mai con gli inciuci" oggi suonano come belati in lontananza e le perifrasi per provare a non macchiarsi sono bagattelle infantili che suonano goffe e un po' malinconiche.

Per formare un governo e anche solo per eleggere i presidenti di camera e Senato servono i numeri. Chi da settimane urla sguaiato di avere vinto e di avere il "diritto di governare" (o il "dovere di governare", perché abbiamo sentito anche questa) conta come un due di picche e gli orridi avversari attaccati a testa bassa fino a ieri oggi sono gli addendi necessari per compiere qualsiasi mossa. Lo hanno capito bene Luigi Di Maio e Matteo Salvini nonostante insistano nel calcare il palco nella parte dei due vincitori morali delle ultime elezioni e fingendo che non ci sia nient'altro intorno e lo sa bene il Partito Democratico (nonostante la sua parte del bambino che piagnucola un "no, io non gioco più") e lo sa meglio di tutti Silvio Berlusconi che per l'ennesima volta sorride sardonico seduto sui suoi parlamentari che al solito riesce a far valere oro.

Non funzionerà ancora a lungo la tattica di Lega e Movimento 5 Stelle di fingere che con Berlusconi non si possa trattare. Non funziona già la tattica di aggrapparsi alla condanna di Paolo Romani in nome di una pulizia morale che a tutti gli effetti sta trattando (non conta attraverso chi) con un partito che Berlusconi ce l'aveva nel simbolo scritto a chiare lettere come candidato presidente (nonostante l'ineleggibilità ma questo è un dettaglio non meno grottesco di molti altri). Non funzionerà nemmeno il tentativo di usare Salvini per nascondere un centrodestra che senza Forza Italia non ha i numeri e non funzionerà nemmeno provare a dimenticare Di Battista che ad Arcore leggeva ad alta voce la condanna di Marcello Dell'Utri che è la condanna di tutto il progetto politico berlusconiano, quello stesso con cui ora (è la politica, bellezza) tocca trattare.

Torna alla memoria lo scandalo che ci fu nel 2013 quando alcuni eletti del Movimento 5 Stelle incorsero nel grave delitto di ritenere Grasso un nome potabile come presidente del Senato: chissà che direbbero, gli indignati di allora, di sapere che c'è Silvio. Chissà che ne pensa Grillo e lo stesso Di Battista della Gelmini che oggi imperversa su tutte le reti ripetendo che "per avere un dialogo serviva rispetto".

E intanto tutto rimane bloccato.

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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