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Silvio Berlusconi atteso a Napoli per il processo Lavitola

Processo Lavitola per la tentata estorsione a Impregilo: l’ex premier non è imputato, ma è atteso a Napoli per rispondere alle domande dei pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock.
A cura di Vincenzo Iurillo
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L’arrivo di Silvio Berlusconi al Tribunale di Napoli è in agenda. Verrà il 19 giugno. È atteso da testimone nel processo al faccendiere Valter Lavitola per la tentata estorsione ad Impregilo in quel di Panama. Ma dietro le quinte del dibattimento si celebra una schermaglia legale di una certa importanza. C’è un’istanza dei legali del Cavaliere, Niccolò Ghedini e Michele Cerabona, sulla scrivania dei giudici della Sesta Sezione del Tribunale di Napoli. I due avvocati ritengono che Berlusconi, citato sia dalla Procura che dalla difesa di Lavitola, rappresentata dai penalisti Maurizio Paniz ed Antonio Cirillo, debba essere sentito come ‘indagato in procedimento connesso’ o almeno come ‘teste assistito’. Con riferimento al processo per la compravendita dei senatori, nel quale l’ex presidente del Consiglio è imputato insieme a Lavitola. Non è questione di poco conto. L’indagato in procedimento connesso ha il diritto di non rispondere ed è assistito da un avvocato. Il ‘teste assistito’ deve rispondere ma ha diritto a un legale. Il testimone è da solo davanti ai magistrati, non può sottrarsi al dovere di deporre, ed ha l’obbligo di dire la verità. La decisione sull’istanza dovrebbe arrivare direttamente in udienza, sentite le parti. Berlusconi dovrebbe essere presente. In questo processo non è imputato. Ma si trova comunque in una situazione imbarazzante.

Perché Berlusconi dovrà testimoniare a Napoli

I pm Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock lo ritengono il vettore inconsapevole della minaccia di Lavitola ai vertici di Impregilo. Fu Berlusconi a telefonare al presidente del colosso delle costruzioni, Massimo Ponzellini, veicolando un messaggio proveniente da Lavitola: il presidente di Panama Ricardo Martinelli avrebbe potuto fare dichiarazioni pubbliche contro Impregilo, impegnata nei lavori nel canale, con gravi ripercussioni per il titolo in borsa, se l’impresa italiana non avesse mantenuto l’impegno – mai formalizzato – di realizzare a sue spese un ospedale pediatrico a Veraguas, la regione di provenienza del capo di stato panamense. L’audio del colloquio è stato depositato agli atti del processo. E poi c’è la storia della presunta esistenza di video a luci rosse con Berlusconi. Se ne accenna nell’ordinanza di custodia cautelare di Lavitola. Ne parla l’imprenditore A . C., Svemark, l’azienda trevigiana che avrebbe dovuto realizzare le carceri modulari a Panama, un affarone da 100 milioni di euro poi sfumato. C. disse di aver appreso la circostanza dall’ex ad di Svemark Mauro Velocci: “In occasione del soggiorno, per quanto riferitomi da Lavitola, lo stesso aveva procurato, anche in quell’occasione, come avvenuto in Brasile, delle ragazze “mercenarie”, per il Presidente del Consiglio italiano. Velocci poi mi disse che aveva sottratto a Lavitola, duplicandoli, dei video “a luci rosse” riguardanti tali incontri, video che Lavitola stesso aveva girato di nascosto. Velocci mi disse anche di essere in possesso di video che riprendevano Martinelli intento ad assumere sostanza stupefacente (cocaina). Io non ho, però, mai visto tali video. So che Velocci si sentiva molto potente dopo aver svuotato i computer e i telefoni di Lavitola. La circostanza dei filmini, insieme alla esplicita richiesta di 22 milioni di dollari da parte di Martinelli, quale tangente per la realizzazione delle carceri modulari, fu da me riferita all’ambasciatore Curcio, in un incontro alla presenza dell’addetto Rosini e dello stesso Velocci che registrò il colloquio, facendomelo sentire successivamente”. Vicende opache. Velocci, sentito dal pm Woodcock il 23 luglio 2013 in un verbale finora in gran parte inedito, smentisce: “Mi chiedete se è vero che Lavitola mi disse di avere ‘sotto ricatto’ il presidente Berlusconi perché disponeva di alcuni video e film compromettenti… vi rispondo che Lavitola mi ha in più occasioni detto di avere ‘sotto botta’ il presidente Berlusconi perché aveva fatto molti piaceri allo stesso Berlusconi e conosceva tanti segreti dello stesso; non mi ha mai parlato, però, di video o film compromettenti, tanto meno, di conseguenza, io ne ho potuto parlare con C.”.

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Vincenzo Iurillo è giornalista professionista dal 2002. Nel 2009 con Bruno De Stefano ha scritto ‘La Casta della Monnezza’ (Newton Compton). Scrive sul Fatto Quotidiano sin dalla nascita della testata fondata da Antonio Padellaro, Peter Gomez e Marco Travaglio. A gennaio una sua incalzante inchiesta in più puntate da Benevento ha provocato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo.
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