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Babbo Natale esiste: “Ho un tumore e mi dedico ai bambini che stanno peggio di me”

Si chiama Antonio Bruno, è un 68enne toscano che oltre a indossare il tipico abito rosso a Montecatini, è un volontario sempre in viaggio “per donare la vita”. Aiuta i malati di leucemia in giro per il mondo, molti sono bambini. Lui stesso, però, è da qualche anno alle prese col tumore. “Lo accetti e ci convivi: cosa resto a fare a casa?”
A cura di Beppe Facchini
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Babbo Natale esiste davvero. E non vive in Lapponia, ma in Toscana, a Montecatini Terme, dove anche quest’anno è aperta la Baita di Babbo Natale. Ad accogliere i bambini, ascoltando le loro richieste di regalo, c’è infatti da qualche anno Antonio Bruno, 68enne ex tecnico della Telecom di Firenze, che da quando è in pensione gira il mondo portando davvero dei doni. E non soltanto ai bambini. “Purtroppo la leucemia non conosce né età e né sesso” racconta Antonio, volontario del Nucleo di Protezione Civile Logistica Trapianti, un’organizzazione collegata con l’Admo e il Redmo (registro spagnolo dei donatori)  che si impegna a trasportare, da un ospedale all’altro, “il dono più bello: la vita”.

Antonio, dunque, gira il mondo continuamente regalando sorrisi e speranze non solo ai bambini. “Due settimane fa ero a Londra, mentre l’ultimo viaggio l’ho fatto dal South Carolina, in America, a Colonia, in Germania. Non si fanno giri o vacanze –sottolinea- però così intanto giro mezzo mondo. Vedendo tanti pazienti di 18, 20, 30 chili mi son detto che non dovevo restare a casa. Al bar per giocare a carte neanche ci vado, meglio fare qualcosa di utile per gli altri. Ed è una cosa bella, che ti ripaga di tutto lo stress del viaggio. E a quello che hai tu… io neanche ci penso francamente”. Anche Antonio, infatti, è da qualche anno alle prese con la malattia. “Mi hanno beccato tre tumori –racconta-: avevo una lesione al rene andato via con la nefrectomia, però mi è rimasto il tumore alla prostata. E in più, anche le metastasi alle ossa”. Nonostante tutto, Antonio Bruno non si è mai risparmiato, incarnando davvero, anche grazie alla sua lunga barba bianca, lo spirito generoso e tanto amato dai bambini di Babbo Natale. “Dovevo essere morto due anni fa e invece sono qui a portare ancora in giro il dono della vita ad altre persone –continua-. L’accetti, ci convivi, loro stanno buone, io non gli do noia e si va avanti così. Poi si vedrà”.

“Vedere questi bambini è una gran bella soddisfazione” dice ancora il Babbo Natale di Montecatini, raccontando inoltre un episodio che lo ha particolarmente colpito: “L’anno scorso per una bambina, alla quale era deceduto il nonno, ero diventato la sua reincarnazione. Quest’anno è tornata, ci siamo abbracciati: è stata una cosa davvero molto commovente, al di fuori del solito regalo”. “Vorrei ricordare che chiunque può donare sia il midollo che le cellule staminali da sangue periferico, non si sente niente, ma così potreste diventare uno centomila fortunati che ha trovato il suo gemello genetico” conclude. E c’è da ascoltarlo, anche perché chi dona può stare tranquillo: a consegnare “la vita” a chi ne avrà bisogno sarà proprio Babbo Natale in persona.

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