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Arcuri: “In un mese distribuite 39.3 milioni di mascherine”. Ma ne servirebbero 90 milioni

Dall’inizio dell’emergenza, circa un mese fa, sono state distribuite 39,3 milioni di mascherine. Ma il fabbisogno nazionale mensile è di oltre novanta milioni. Il commissario straordinario Domenico Arcuri però sottolinea: “Siamo passati in una settimana da 330.000 a 2,4 milioni di mascherine al giorno. Il periodo più difficile è alle spalle”.
A cura di Annalisa Girardi
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Il commissario per l'emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, prova a mettere un punto alle polemiche sulla carenza di mascherine nel nostro Paese. I Dispositivi di protezione individuale (Dpi) mancano anche negli ospedali, ma Arcuri rivendica: "Siamo passati in una settimana da 330.000 a 2,4 milioni di mascherine al giorno. Il periodo più difficile è alle spalle. Forniremo al più presto anche chi lavora nelle farmacie". In un'intervista con Repubblica, il commissario però ricorda che non spetta a lui gestire la fornitura di mascherine: " Faccio però notare che non è il governo né il Commissario che deve rifornire per la vendita le 19.448 farmacie e le 6365 parafarmacie italiane".

I dati sulle mascherine consegnate alle aziende sanitarie e alle Regioni sono ora consultabili online sia sul sito del ministero della Salute che su quello della Protezione Civile, tramite il portale Analisi distribuzione aiuti (Ada). Risulta che dall'inizio dell'emergenza, circa un mese fa, sono state distribuite 39,3 milioni di mascherine. Ma il fabbisogno nazionale mensile è di oltre novanta milioni.

Tuttavia, grazie alle competenze straordinarie affidategli dall'esecutivo, Arcuri potrebbe bypassare le gare per comprare le mascherine e utilizzare persino l'esercito per distribuirle. Ma il commissario puntualizza: "Io sono il Commissario italiano all'emergenza, non il nuovo padrone del commercio mondiale. Ho il potere di requisire in Italia e lo sto esercitando pienamente. Non senza polemiche e con tante difficoltà". Sulla produzione in mano al consorzio di produttori italiani, che avrebbero dovuto confezionare le mascherine direttamente in Italia anche se ancora nessun Dpi è stato consegnato alla Protezione Civile, invece Arcuri afferma: "Due gruppi di imprese italiane, quelle delle filiera della moda e dell'igiene personale, hanno iniziato a produrre 450mila mascherine la settimana. Tra due settimane saranno 1.450.000. Con il nostro lavoro e la disponibilità delle imprese, stiamo dando vita a una filiera industriale che non esisteva nel nostro paese. Tra pochi giorni, alla fine del primo ciclo produttivo, le distribuiranno esclusivamente alla Protezione Civile".

Sembrerebbe che i ritardi siano causati da ingorghi burocratici, primo fra tutti la necessità di certificazione sui Dpi: "Facciamo parlare i numeri – taglia corto il commissario – e vediamo che ad oggi sono state presentate 258 domande: 129 sono state già respinte per assenza di presupposti, 52 hanno ricevuto un parere negativo e 40 sono state autorizzate a produrre. Le altre 37 sono in valutazione". Arcuri quindi rivendica che nel Cura Italia siano stati fatti importanti passi avanti per l'accelerazione della creazione di un'offerta italiana per quanto riguarda le mascherine.

E ancora: "Non voglio alimentare polemiche. Da sabato scorso, il materiale che arriva a Malpensa e Fiumicino con i cargo della Difesa, che vanno a ritirarlo nel mondo, viene caricato sugli aerei militari e consegnato nella stessa giornata alle Regioni. Non solo: viene tracciato e le informazioni tutte le sere sono certificate e messe online. A disposizione di tutti. Le assicuro che non è un lavoro facilissimo. Quando domenica ci siamo confrontati con Amazon per capire come migliorare ancora, ci hanno detto che consegnare entro le 24 ore è un ottimo risultato". Infine, a chi accusa il governo di non aver risposto abbastanza velocemente all'emergenza, il commissario replica: "Batta un colpo chi crede che prima di Codogno con 3 soli contagiati in Italia potesse essere autorizzata una spesa di circa 2 miliardi".

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