Annamaria D’Eliseo impiccata in casa nel 2022, marito condannato all’ergastolo: “La uccise con fili elettrici”

È stato condannato all'ergastolo Aldo Rodolfo Di Nunzio ,il 73enne che uccise la moglie Annamaria D'Eliseo, collaboratrice scolastica di 60 anni, il 15 luglio del 2022. La Corte d'Assise di Lanciano ha condannato il 73enne per omicidio volontario aggravato: Di Nunzio si è sempre professato innocente, ma secondo i giudici ha strangolato la moglie con alcuni fili elettrici presi nella cantina-garage della loro abitazione.
Dopo il delitto, l'uomo avrebbe inscenato il suicidio della consorte. I giudici hanno disposto il risarcimento del danno ai 5 figli, anche se le somme saranno da definire in separata sede. Il 73enne dovrà inoltre versare mille euro di risarcimento simbolici all'associazione Dafne che si è costituita parte civile.
La Corte ha accolto in toto la tesi della Procura che aveva chiesto di non attribuire al 73enne attenuanti. Di Nunzio, secondo l'accusa, infatti, non avrebbe mai ammesso le proprie responsabilità mostrando di non essere pentito. Gli avvocati del 73enne hanno già annunciato di voler fare appello. "Siamo curiosi di vedere come la Corte vorrà giustificare alcune cose" hanno affermato i legali Calogero Talluto e Alessandra Baldassarre.
Secondo i carabinieri che hanno investigato, in casa dei due coniugi non vi erano segni di colluttazione e nel garage non sono stati trovati ganci che la donna avrebbe potuto usare per impiccarsi. Durante il processo, le testimonianze dei 5 figli hanno fatto emergere un clima teso in casa. D'Eliseo aveva paura del marito, ma non voleva denunciarlo nell'illusione di garantire l'unità della famiglia. D'Eliseo aveva scoperto poco prima di morire di avere un tumore alla tiroide e aveva redatto un testamento a favore dei figli: soltanto uno di loro avrebbe riferito che la donna aveva affermato di avere intenzione di suicidarsi.
Gli audio registrati dal sistema esterno di videosorveglianza dell'abitazione avevano però incastrato Di Nunzio alle sue responsabilità: si sentivano infatti le grida della donna che chiedeva di "essere lasciata andare" mentre la consulenza di parte, depositata nel maggio 2024 all'apertura del processo, sosteneva che nell'audio vi fosse solo una voce maschile.
"Abbiamo evidenziato le incongruenze che secondo noi c'erano e che non si possono ignorare, abbiamo fatto il nostro lavoro" hanno detto, dichiarando poi di credere fermamente all'innocenza sempre dichiarata da Di Nunzio, che al termine della lettura della sentenza si è "mostrato sconvolto" davanti ai familiari della 60enne. Non sono mancati istanti di tensione dopo la lettura della condanna e l'uscita del 73enne dall'aula di Tribunale. L'uomo avrebbe infatti mostrato segni di stizza davanti ai parenti della vittima e il suo atteggiamento non sarebbe passato inosservato, dando il via a una breve discussione davanti all'entrata.