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Ancora senza lavoro il sagrestano licenziato illegalmente dai frati di Padre Pio: “Trattato come un mafioso”

Nonostante ben tre sentenze ne abbiano ordinato il reintegro Antonio La Porta è ancora senza lavoro. Il suo licenziamento, da parte della Fondazione San Pio da Pietralcina di San Giovanni Rotondo, è stato ripetutamente definito dai giudici “ritorsivo, pretestuoso e discriminatorio”.
A cura di Davide Falcioni
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Niente da fare. Nonostante tre sentenze passate in giudicato, e malgrado siano ormai trascorsi quasi tre mesi dall'ultimo pronunciamento da parte del giudice Ivano Caputo, del Tribunale di Foggia, i frati della Fondazione San Pio da Pietralcina di San Giovanni Rotondo – il santuario del "fraticello con le stimmate" – non hanno ancora reintegrato al lavoro Antonio La Porta, il sagrestano di 46 anni licenziato – anzi, ripetutamente licenziato – dopo essere riuscito ad ottenere un netto miglioramento del contratto di lavoro nazionale destinato a lavoratori e lavoratrici che ogni giorno si occupano della preparazione delle funzioni liturgiche. La sua colpa, dunque, sembra essere unicamente quella di aver ottenuto buoni risultati con la sua attività sindacale. Cioè, esattamente quello che dovrebbe fare ogni sindacalista che si rispetti.

Ma andiamo con ordine. Dal 1994 La Porta è un dipendente del Santuario dei Frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo, il Santuario di Padre Pio. Nel 2022 gli venne assegnato un ruolo estremamente delicato e importante, quello di partecipare alle trattative per la stesura di un nuovo contratto di lavoro nazionale per gli addetti al culto, "ruolo – ha spiegato il 46enne a Fanpage.it – che mi è stato conferito dalla FIUDACS (Federazione Italiana Unione Diocesane Addetti al Culto), associazione da sempre incaricata a redigere il CCNL dei sacristi insieme all’associazione per il clero. L’incarico mi è stato conferito ufficialmente, dopo elezione a consigliere nazionale a maggio del 2022, dal direttivo dell’associazione stessa".

La "colpa" di La Porta: aver fatto aumentare lo stipendio ai suoi colleghi

Il CCNL prevedeva in effetti condizioni di lavoro decisamente svantaggiose e un salario molto basso. I sagrestani dovevano lavorare 44 ore alla settimana a fronte di una paga di appena 5,50 euro all'ora, senza nessuna maggiorazione domenicale. Il contratto, in particolare, prevedeva due livelli: quello per i neoassunti fino ai primi 10 anni di servizio, con una paga lorda mensile di 900 euro, e il 1° livello a 1200 euro mensili, fatto su misura di piccole parrocchie con un solo dipendente. Spiega La Porta: "Essendo un lavoratore di un grande Santuario con tantissimi dipendenti aventi lo stesso CCNL, ho pensato di fare un’appendice dedicata ai grandi Santuari, denominata appendice A". Quell'"appendice" viene ampiamente discussa ed approvata e prevede, in particolare, un aumento dello stipendio di circa 300 euro per i dipendenti dei grandi santuari.

Il primo licenziamento "pretestuoso e discriminatorio"

Il nuovo contratto di lavoro vede la luce il primo luglio 2023, e pochi giorni dopo inizia anche l'incubo per Antonio La Porta. Il 46enne viene licenziato dalla Fondazione San Pio da Pietralcina, ma un giudice sentenzia che quel provvedimento è illegittimo e condanna i Frati Cappuccini per condotta antisindacale e ritorsiva ordinando alla Fondazione il reintegro del lavoratore, il pagamento delle spese legali e 5 mensilità. La sentenza, visionata da Fanpage.it, definisce il licenziamento "pretestuoso, discriminatorio e totalmente contra legem". La Porta, infatti, era stato cacciato in virtù della sua attività sindacale. Il giudice Aquilina Picciocchi quindi ordina la "reintegra immediata del ricorrente nel proprio posto di lavoro, con le medesime mansioni e la stessa qualifica".

Il secondo licenziamento "ritorsivo"

I frati di Pietralcina non ci stanno. Ignorano la sentenza, presentano un ricorso e perdono nuovamente. Il buon senso, oltre che la legge, suggerirebbe di reintegrare La Porta al lavoro, ma loro non ci stanno e lo licenziano di nuovo per presunta "giusta causa". Quella giusta causa tuttavia non viene riscontrata neppure questa volta dai giudici che, nero su bianco, affermano di nuovo che il provvedimento espulsivo era stato determinato "unicamente dall’intento ritorsivo della Fondazione" nei confronti di La Porta. Il quale – spiegava ancora il verdetto – "partecipò alle attività finalizzate alla sottoscrizione del nuovo CCNL per i sacristi ed all’approvazione dell’Appendice A, che, con decorrenza 1.7.2023, ha previsto condizioni di lavoro più favorevoli per i sacristi (…), sicché l’effettiva ragione del (primo) licenziamento è stata ravvisata nell’ostilità del datore di lavoro nei confronti del ricorrente".

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La Porta di nuovo licenziato: "I frati mi trattano come un sicario di Cosa Nostra"

A questo punto, dopo i ripetuti pronunciamenti dei giudici a favore del sagrestano, sarebbe lecito pensare che i frati abbiano obbedito alla legge. E invece no. A tre mesi dalla seconda sentenza, che impone il reintegro di Antonio La Porta, la Fondazione San Pio da Pietralcina non solo non ha rispettato il verdetto ma ha presentato un nuovo ricorso per "far fuori" il lavoratore. "Io voglio rientrare al lavoro come stabilito da tre sentenze che mi hanno dato ragione. Il 4 aprile inizierà il quarto processo su questa vicenda, neanche fossi un sicario di Cosa Nostra".

E il vescovo di San Giovanni Rotondo se ne lava le mani…

Fanpage.it ha interpellato Monsignor Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, che ha "pilatescamente" scaricato le responsabilità sui "frati di Padre Pio". "È a loro che dovete chiedere perché La Porta non è tornato al lavoro", ci ha detto l'alto prelato. Moscone non sembrerebbe però estraneo alla vicenda. Il suo nome infatti viene citato nella seconda sentenza del Tribunale di Foggia per aver inviato due e-mail alla FIUDACS nella quale sosteneva che La Porta "aveva dimostrato di avere interessi unicamente di materia sindacale", come se questa fosse una colpa e non invece un diritto esercitato legittimamente. "Il comportamento del vescovo è il peggiore di tutti. Si è accanito verso di me, che avevo uno stipendio di 870 euro dopo 22 anni di lavoro, per aiutare i frati in una faccenda su cui hanno pienamente torto, quella del mio licenziamento", ha commentato La Porta.

Monsignor Franco Moscone, arcivescovo di Pietralcina
Monsignor Franco Moscone, arcivescovo di Pietralcina

Fanpage.it ha contattato anche Padre Aldo Broccato, legale rappresentante della Fondazione San Pio Da Pietralcina, chiedendogli come mai il sagrestano non sia stato ancora reintegrato al lavoro, come stabilito da un Tribunale. Il prete però si è trincerato dietro il silenzio: "Circa la situazione per la quale ci interpella ed essendoci un contezioso in corso, ci dispiace, ma non riteniamo opportuno rilasciare interviste o dichiarazioni in merito".

A dire il vero i precedenti "contenziosi" impongono il reintegro di Antonio La Porta al suo legittimo lavoro. Ma su questo punto i frati di Padre Pio non sembrano avere niente da dire.

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