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“I frati di Padre Pio mi hanno licenziato illegalmente per la mia attività sindacale”

La storia di Antonio La Porta, lavoratore dipendente della Fondazione San Pio da Pietralcina di San Giovanni Rotondo, ripetutamente licenziato per la sua attività sindacale. I giudici: “Licenziamento nullo, illegittimo, illecito, pretestuoso, discriminatorio e totalmente contra legem. La Porta va reintegrato”. Ma i frati rifiutano di rispettare la legge.
A cura di Davide Falcioni
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Antonio La Porta e Papa Francesco
Antonio La Porta e Papa Francesco

Un sagrestano dipendente della Fondazione San Pio da Pietralcina di San Giovanni Rotondo è stato ripetutamente licenziato dai frati del santuario pugliese. La sua colpa? Essere riuscito – grazia a un abile lavoro di negoziazione – ad ottenere un contratto di lavoro nazionale migliore rispetto a quello precedente. Dopo essere stato reintegrato dai giudici, i frati che gestiscono la Fondazione hanno ripetutamente cercato di "farlo fuori" ignorando le sentenze e mettendo in campo pratiche che il tribunale ha esplicitamente definito "ritorsive".

È la storia, che come vedremo ha ben poco di "sacro", di cui è stato protagonista negli ultimi mesi Antonio La Porta, 46 anni, dal 1994 dipendente del Santuario dei Frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo, il Santuario di Padre Pio: stiamo parlando di uno dei luoghi di culto più frequentati d'Italia, nonché di un edificio costato decine di milioni di euro e dotato di alcuni dettagli – ad esempio una cripta con mosaici d'oro – che poco hanno a che fare con lo stile di vita povero e modesto che viene attribuito, seppur in modo controverso, a Padre Pio, al secolo Francesco Forgione.

La cripta d'oro
La cripta d'oro

La storia di Antonio La Porta

"Lo scorso anno – racconta Antonio La Porta a Fanpage.it – dopo l’avvento del nuovo ministro Provinciale Padre Francesco Dileo di Cerignola, eletto a febbraio, la mia vita è diventata immediatamente un incubo. Sono stato licenziato due volte e per due volte ho vinto davanti ai giudici del lavoro". La vicenda ha effettivamente dell'incredibile. Nel 2022 ad Antonio viene assegnato un ruolo estremamente delicato e importante, quello di partecipare alle trattative per la scrittura di un nuovo contratto di lavoro nazionale per gli addetti al culto, "ruolo che mi è stato conferito dalla FIUDACS (Federazione Italiana Unione Diocesane Addetti al Culto), associazione da sempre incaricata a redigere il CCNL dei sacristi insieme all’associazione per il clero. L’incarico mi è stato conferito ufficialmente, dopo elezione a consigliere nazionale a maggio del 2022, dal direttivo dell’associazione stessa".

La trattativa per un nuovo contratto di lavoro per i sacristi

Ad Antonio, dunque, viene assegnato il delicato compito di perorare gli interessi di migliaia di suoi colleghi, lavoratori e lavoratrici dipendenti da enti ecclesiastici che prestano quotidianamente la loro opera nei luoghi sacri occupandosi di preparare le funzioni liturgiche e gli incontri che si tengono nelle chiese, allestendo diligentemente i libri liturgici, le vesti liturgiche e quanto è necessario per le varie celebrazioni. Spiega Antonio: "Il CCNL aveva la paga oraria ferma da oltre 10 anni a 5,50 euro/ora, senza maggiorazione domenicale e domeniche tutte lavorative, per 44 ore settimanali". Insomma, condizioni al limite dello sfruttamento. "Il contratto – prosegue Antonio – prevedeva due livelli: quello per i neoassunti fino allo primi 10 anni di servizio, con una paga lorda mensile di 900 euro per 44 ore settimanali ( 5 euro lordi/ora) e il 1° livello a 1200 euro mensili, fatto su misura di piccole parrocchie con un solo dipendente. Essendo un lavoratore di un grande Santuario con tantissimi dipendenti aventi lo stesso CCNL applicato e con professioni diverse non specificate nel contratto, ho pensato di fare un’appendice dedicata ai grandi Santuari, denominata appendice A".

Padre Pio, frate di Pietralcina
Padre Pio, frate di Pietralcina

Il primo licenziamento di Antonio La Porta

Tale appendice viene ampiamente discussa dalle parti e dopo diverse trattative nasce il nuovo Contratto Collettivo Nazionale, entrato in vigore il primo luglio 2023. Ed è da da questo momento che per Antonio inizia l'incubo: "Il mio datore (Fondazione San Pio da Pietralcina) non ci sta e pensa bene di licenziarmi per giustificato motivo oggettivo". Da quel momento il putiferio: "Mi rivolgo al giudice del lavoro che poco dopo emana la sentenza che mi dà ragione: condanna i Frati Cappuccini per condotta antisindacale e ritorsiva e ordina alla Fondazione il mio reintegro con il pagamento delle spese legali e 5 mensilità". La sentenza, visionata da Fanpage.it, non usa mezzi termini e definisce il licenziamento "nullo e/o illegittimo, illecito, pretestuoso, discriminatorio e totalmente contra legem, anche perché dettato da motivo illecito determinante". La Porta, infatti, era stato cacciato in virtù della sua attività sindacale. Il giudice Aquilina Picciocchi quindi ordina la "reintegra immediata del ricorrente nel proprio posto di lavoro, con le medesime mansioni e la stessa qualifica".

Padre Aldo Broccato, legale rappresentante della Fondazione San Pio Da Pietralcina
Padre Aldo Broccato, legale rappresentante della Fondazione San Pio Da Pietralcina

Il secondo licenziamento

I frati però non ci stanno: non versano quanto stabilito dal giudice e comunicano ad Antonio che non intendono rispettare la sentenza, annunciando un ricorso. Anche in questo caso il Tribunale del Lavoro rigetta l'appello della Fondazione San Pio di Pietralcina e ordina il reintegro del lavoratore. Così i frati licenziano nuovamente Antonio La Porta, che racconta un "curioso" retroscena: "Il giorno della sentenza, in modo davvero molto strano, vengo espulso dall’associazione dei lavoratori (FIUDACS) che, dopo una lunga sospensione fattami per la mia iscrizione alla CGIL, mi caccia per non aver pagato la quota annuale. Poi, sempre ‘guarda caso' l’associazione stessa si rende conto che invece avevo pagato la quota e me la restituisce con un bonifico. Così, ancora ‘guarda caso', vengo licenziato nuovamente per giusta causa". La Fondazione San Pio questa volta si appella all'espulsione di Antonio dall’associazione dei lavoratori, circostanza che avrebbe "creato grave nocumento all’intera Chiesa Cattolica".

La nuova sentenza: un altro licenziamento illegittimo

Come si suol dire "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi", quindi Antonio impugna il nuovo licenziamento. Ieri la sezione di Foggia del Tribunale del Lavoro, ha ribadito che la Fondazione San Pio ha agito con l'unico scopo di punire un suo dipendente: "Deve ritenersi che il provvedimento espulsivo – si legge nella sentenza – sia stato determinato unicamente dall’intento ritorsivo della Fondazione, quale accertato con l’ordinanza dichiarativa della nullità del licenziamento per giustificato motivo oggettivo precedentemente intimato a La Porta". Il quale – spiega ancora il verdetto – "partecipò alle attività finalizzate alla sottoscrizione del nuovo CCNL per i sacristi ed all’approvazione dell’Appendice A, che, con decorrenza 1.7.2023, ha previsto condizioni di lavoro più favorevoli per i sacristi (segnatamente, l’aumento della retribuzione di circa 300,00 euro al mese), sicché l’effettiva ragione del (primo) licenziamento è stata ravvisata nell’ostilità del datore di lavoro nei confronti del ricorrente".

Di conseguenza il Tribunale ha condannato la Fondazione datrice di lavoro "alla reintegrazione di Antonio La Porta nel proprio posto di lavoro ed al pagamento in suo favore di un’indennità risarcitoria commisurata all’ultima retribuzione globale di fatto, maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell’effettiva reintegrazione, in misura comunque non inferiore a cinque mensilità". Dopo due tentativi di licenziamento – motivati esclusivamente dalla sua attività sindacale – Antonio La Porta potrà finalmente tornare al suo lavoro a testa alta: "Ho rischiato di perdere tutto, compresa la famiglia. Le sentenze sono un chiarimento alla mia innocenza e alla mia rettitudine". Speriamo che alla Fondazione San Pio di Pietralcina questa volta non facciano orecchie da mercanti e decidano di applicare le sentenze del Tribunale del Lavoro. D'altro canto errare è umano. Ma perseverare è diabolico.

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