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Alberto Stasi centralinista e Olindo Romano in cucina: cosa fanno i detenuti in carcere

Dopo aver occupato per mesi giornali e telegiornali, spenti i riflettori, trascorrono le giornate in carcere. Sono i detenuti legati a fatti di cronaca particolarmente efferati, che adesso occupano il tempo lavorando o studiando. Come Veronica Panariello, colpevole dell’omicidio del figlio Lorys (2014), che ora frequenta nel carcere di Torino un corso per operatore sociale.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le loro vicende sono diventati dei casi mediatici, che per mesi hanno occupato le pagine dei giornali. Omicidi trasformati in veri e propri gialli a puntate. Ma quando si spengono i riflettori come vivono i detenuti che stanno scontando una pena per un reato grave in carcere? Molti di loro conducono una vita quasi normale, anche se tra le mura di una struttura penitenziaria.

Le ore dietro le sbarre sono lunghe, e così, dopo essere stati i protagonisti delle pagine più nere della cronaca italiana, adesso si dedicano alle mansioni più disparate. Tgcom24 ha passato in rassegna le occupazioni di questi detenuti. C'è Alberto Stasi, condannato per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, delitto compiuto a Garlasco nel 2007, che ora fa il centralinista. Stasi trascorre diverse ore al call center di una nota compagnia telefonica operativo nel carcere di Milano Bollate.

Ci sono Cosima e Sabrina Misseri, mamma e figlia legate alla vicenda di Avetrana e all'omicidio di Sarah Scazzi (2010), che trascorrono le loro giornate lavorando come sarte. Mentre la coppia conosciuta per la strage di Erba (2006) Olindo Romano e Rosa Bazzi, si occupano rispettivamente della cucina e della lavorazione del cuoio, e la donna fa contemporaneamente anche l'inserviente. I due si trovano in due strutture diverse, nelle case di reclusione di Opera e Bollate.

E c'è Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio nel 2010, che lavora come tecnico addetto alla riparazione delle macchine per caffè. In pratica Bossetti è stato inserito in un progetto messo a punto tra una cooperativa fondata da ex detenuti e un'azienda che produce macchine da bar per caffè espresso: quelle non più funzionanti vengono riparate e rigenerate dai detenuti e rimesse sul mercato a prezzi vantaggiosi.

Tra i detenuti resi celebri da queste storie di sangue c'è anche chi ha deciso di studiare e chi invece ha scelto di non lavorare affatto. Per esempio l'ex caporalmaggiore Salvatore Parolisi, condannato per l'omicidio della moglie Melania Rea (2011), ha scelto di frequentare a Bollate uno stage di formazione per essere inserito nello stesso call center nel quale lavora Stasi.

Veronica Panariello, colpevole dell'omicidio del figlio Lorys (2014), frequenta nel carcere di Torino un corso per operatore sociale. Michele Buoninconti, condannato per l'omicidio della moglie Elena Ceste (2014) è un tutor universitario nel carcere di Alghero: lui stesso sta portando avanti studi accademici ed è anche una figura di sostegno per altri detenuti-studenti.

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