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Addormentato sul materassino: “Avevo freddo, non capisco perché non mi abbiano trovato prima”

Luigi Vazzana racconta la sua disavventura: “Mi sono distratto guardando i fuochi d’artificio e ho pensato che m’avrebbero ritrovato”. E accusa i soccorritori. “Devo la vita a me stesso, perché sono stato capace di non perdere la testa” dice.
A cura di Biagio Chiariello
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“Non capisco perché non mi hanno trovato prima, stavo per morire di freddo”. A parlare è Luigi Vazzana, il 28enne protagonista della disavventura del materassino nei pressi di Scilla. Una storia tutta ancora da chiarire. Secondo le notizie diffuse dalla Capitaneria di Porto di Reggio Calabria il ragazzo è stato recuperato a diverse miglia dalla riva, vicino alle coste di Messina. Invece, carabinieri e alcuni gestori di lidi balneari, affermano che Vazzana, naufrago per diverse ore, è stato recuperato in realtà a poche centinaia di metri dalla riva. Era nascosto tra gli scogli con alle spalle l’ombra del Castello Ruffo di Scilla che domina lo Stretto.

Al Corriere della Sera ha raccontato qui drammatici momenti, puntando il dito contro i soccorritori:

Devo la vita a me stesso, perché sono stato capace di non perdere la testa, di usare il cervello e risparmiare le forze. Dopo essermi tuffato, portandomi dietro il materassino, mi sono sdraiato a pancia in su e forse, ho avuto un colpo di sole, insomma sono svenuto. Mi sono svegliato dopo circa venti minuti che ero già distante dalla riva. Ho cercato di girarmi ma, nel farlo, ho notato che il materassino si era bucato”.

Col freddo che si faceva sempre più pungente, Vazzana ammette di aver avuto paura di morire:

Non ho pensato di morire annegato, piuttosto per ipotermia. Sentivo il corpo ghiacciato, i denti battevano da soli. Ho persino vomitato. Non mi sono sconfortato, però. Dicevo: domattina mi ritroveranno e intanto, per non pensare, guardavo dal mare i fuochi pirotecnici per i festeggiamenti in onore di San Rocco, protettore di Scilla.

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