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Andrea, senza gambe per una meningite, scala l’Everest: “Il primo a farlo con le protesi”

L’impresa record di Andrea Lanfri, atleta paralimpico di 32 anni di Lucca: senza gambe e dita delle mani per una meningite scalerà la vetta più alta del mondo, quella dell’Everest, in Nepal: “Un cinese amputato ai piedi è riuscito nell’impresa, io sarei il primo con 4 amputazioni poco sotto al ginocchio a riuscirci”.
A cura di Ida Artiaco
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Andrea Lanfri, 31 anni (Facebook).
Andrea Lanfri, 33 anni (Facebook).

Solo quattro anni una forma di meningite lo aveva costretto all'amputazione delle gambe e delle dita delle mani. Oggi, Andrea Lanfri, paralimpico lucchese di 32 anni, sta per compiere un'impresa unica in tutto il mondo: scalerà gli oltre ottomila metri dell'Everest con le sue protesi, riuscendo a realizzare il sogno di una vita, quello di raggiungere il tetto del pianeta. Ieri, il secondo giorno dell'anno nuovo, è cominciata la sua missione, che lo porterà in Nepal la prossima estate. È partito dall'aeroporto di Milano Malpensa per la prima tappa del suo lungo viaggio. Munito come sempre delle attrezzature e delle protesi al carbonio, dovrà prima volare in Ecuador e conquistare vulcano Chimborazo, per allenarsi e arrivare preparato sulla cima suprema.

"Una bella sfida già fissata per il gennaio 2019 – ha scritto su internet Andrea per spiegare la sua missione -. Vi potrà sembrare strano, e a volte quando lo dico, pure io faccio difficoltà a crederci ma il progetto stermina con il tetto del mondo: l' Everest, sopra gli 8000mt, in previsione nel maggio 2019. Un cinese amputato ai piedi è riuscito nell'impresa, io sarei il primo con 4 amputazioni (poco sotto al ginocchio) a riuscirci". Di sfide Andrea ne ha già vinta una: classe 1986, il 21 gennaio 2015 è stato colpito dalla meningite. Credeva fosse solo influenza, una febbre stagionale. Poi, dopo la diagnosi è arrivata la notizia che si sarebbe dovuto sottoporre ad un intervento per l'amputazione di entrambi gli arti inferiori e le dita delle mani. Da sempre appassionato di sport e di montagna, ha continuato a coltivare questo hobby. "Quando mi sono svegliato non c'è stato bisogno che mi spiegassero che cosa mi era capitato — ha raccontato al Corriere della Sera —. Ho guardato le mie mani, ho sentito l'assenza dei miei piedi. Però non ho mai pensato di cambiare la mia vita. Anzi dentro di me si è scatenata una volontà irrefrenabile. Volevo tornare a scalare le montagne e a correre".

Dopo mesi di riabilitazione è tornato in campo da atleta paralimpico, cominciando anche le prime gare agonistiche in atletica grazie alle sue protesi nuove di zecca. Non sono mancate le soddisfazioni: ha vinto negli ultimi anni ben 12 titoli italiani, medaglie di bronzo e d'argento ai mondiali di Londra e agli europei di Berlino e Grosseto, e la convocazione nazionale paralimpica delle Fiamme Azzurre. "Era una sfida personale contro il destino, contro il batterio che voleva fermarmi. Pensai :'non ho le gambe? allora corro!' e iniziai il mio percorso nell’atletica. La mia passione numero uno, però, non era stata sostituita né tanto meno eliminata, era solo questione di tempo". Così è arrivato il progetto di scalare l'Everest, reso possibile con due nuove protesi in carbonio per le gambe donate dall'Associazione Art4sport di Padova e una raccolta di fondi online. "Se ci riuscirò sarà un record mondiale — spiega Andrea —. Impresa difficilissima perché la fatica per uno come me è moltiplicata. Le protesi sotto sforzo fanno male, alcuni muscoli non esistono più, l’agilità è in parte compromessa".

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