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Emilia Romagna, dieci giorni dopo: in volo coi Carabinieri sulle zone colpite dall’alluvione

Da Conselice a Brisighella, fino a Solarolo e Forlì: siamo stati a bordo di un elicottero dell’Arma per vedere dall’altro gli effetti devastanti dell’alluvione, a distanza di quasi due settimane dall’inizio dell’emergenza.
A cura di Beppe Facchini
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A quasi due settimane esatte dall'inizio dell'emergenza maltempo in Emilia Romagna, non è ancora giunto il momento per una conta precisa dei danni. Lo ha ricordato nella sua visita alle zona alluvionate anche la numero uno della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, garantendo comunque il massimo impegno di Bruxelles per sostenere la regione più colpita del nostro Paese, da un'incredibile ondata di pioggia, temporali e smottamenti che l'ha investita con una forza devastante.

In attesa di rendersi davvero conto di cosa servirà per rialzarsi dal fango, Fanpage.it il 26 maggio,  è salita a bordo di un elicottero dei Carabinieri di Forlì, per sorvolare alcune delle zone maggiormente martoriate, sia nel cuore della Romagna che nelle zone appenniniche ai confini con la Toscana.

La prima tappa assieme agli elicotteristi del 13esimo nucleo guidati dal colonnello Vincenzo Lombardo, è Brisighella, comune alle pendici dell'Appennino Tosco-Emiliano, nella bassa Valle del Lamone. Le frane, tantissime, sono ancora evidenti e nei pochi chilometri che dividono il paese con la frazione di Fognano se ne contano, spiegano i militari che ci accompagnano durante il giro a bordo dell'AW139 dell'Arma, più di trenta. Diverse abitazioni sono tuttora senza corrente elettrica, mentre altre località che fanno parte dello stesso municipio sono irraggiungibili. La situazione, nonostante la tregua dalla pioggia, è tutt'altro che rientrata. E basta proseguire il sorvolo per rendersene conto. Il verde dei campi della campagna romagnola ha lasciato spazio al colore del fango. I detriti sono dovunque, così come le montagne di rifiuti, risultato degli allagamenti ben visibili anche dall'alto.

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Ma è di sicuro l'acqua nei centri abitati, oltre che nelle campagne, a fare impressione. A Conselice, che da oltre una settimana è ridotta quasi a una palude, la situazione è quasi la stessa di qualche giorno fa. Anzi, ad aggiungere preoccupazioni ad una popolazione già provata da una quotidianità complicata e difficile da immaginare, per chi non la sta vivendo sulla propria pelle (basti pensare anche alla campagna vaccinale avviata in paese per evitare epidemie di tetano), ci sono anche le difficoltà legate alla situazione del polo petrolchimico locale.

Come spiegano gli stessi carabinieri durante il giro in elicottero, alcune sostanze sarebbero finite nell'acqua stagnante, contaminandola. Le immagini dall'alto, con alcune chiazze di colore diverso ben evidenti, ne sembrano dare conferma.

Nella vicina Solarolo, l'acqua è invece quasi sparita, ma il fango no. Le strade sono marroni e diversi cittadini sono ancora oggi senza corrente elettrica. Anche la stazione dell'Arma è inagibile: la luce in fondo al tunnel si intravede appena, ma per tornare alla normalità ci vorrà tempo. Lo stesso discorso vale per Faenza e Forlì, attraversate in volo prima di rimettere piede a terra: c'è ancora decisamente tanto da fare.

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