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Vincenzo Torcasio, il boss 2.0 con 20.000 fan su Facebook

Si chiama Vincenzo Torcasio e secondo il giudice che l’ha condannato a 30 anni sarebbe membro di un clan di ‘Ndrangheta. Su Facebook il suo gruppo che inneggia all’onore distorto, all’omertà e alle armi è seguito da quasi 20.000 persone.
A cura di Giulio Cavalli
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Si chiama Vincenzo Torcasio (detto U Giappone) ma appartiene al clan che contro il clan Torcasio nel lametino aveva scatenato una guerra e recentemente è stato condannato a 30 anni di carcere. E oggi si ritrova a essere una star di Facebook.

Un pentito (Angelo Torcasio) raccontò di Vincenzo Torcasio per il suo ruolo in un omicidio di mafia avvenuto nel 2003 di fronte al commissariato di Lamezia Terme: «So che Vincenzo Torcasio “U Giappone” figlio di Francesco “u russu” in questo faceva la staffetta, che infatti dopo questo omicidio cominciò a frequentare Bruno Gagliardi, Anzalone e Gennaro Pulice, tanto che nell’occasione fu arrestato insieme a loro» .

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E sono proprio i pentiti i nemici giurati di Torcasio che, attraverso il suo profilo Facebook, gestisce il gruppo "Onore è dignità" e può contare su quasi 20.000 iscritti. Per conoscere l'antropologia del perverso senso dell'onore di questa mafia 2.0 basta scorrere le immagini e gli slogan del gruppo: si va dal «chi ti ha tradito… tradisce e tradira! Perché infami non si diventa… si nasce», al «non temo né morte né fame, ma di più la gente infame» (scritto sulla foto di Denis Pati, altro arrestato) a «infame e traditore si nasce, non sono le sbarre che ti cambiano!!!» per passare all'elogio sperticato delle armi («armi e danaro vogliono buone mani!!!»), qualche minaccia nemmeno troppo velata («Non mi vedrai mai strisciare… Stai attento invece ai passi che fai»), le immagini di guerriglieri armati con la dicitura «Non crearti troppi problemi»), la teoria secondo cui è meglio il carce della morte («meglio una battitura di cancelli che una suonata di campane») e così via.

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Attenzione tutto ciò che abbiamo ritrovato nel gruppo è già una versione "ripulita": nei giorni scorsi già qualche quotidiano locale aveva lanciato l'allarme sulla pagina Facebook (una sorta di concorso digitale esterno alla cultura mafiosa) riprendendo alcune frasi che sono state prontamente cancellate (come la foto di una pistola con la frase «Se si inceppa lei è pronta la sorella») e lui, Torcasio (che appare sorridente in un selfie in occasione della sua cena di San Valentino, poche ore dopo la condanna) è prontamente intervenuto per fare un po' di pulizia. Vorrebbe farci credere, in fondo, di combattere contro il 41 bis (definito più volte una tortura), per i diritti dei detenuti e in difesa delle persone ingiustamente con condannate.

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È la retorica mafiosa 2.0: un onore (di fango) balbettato mostrando il dito e nascondendo la mano. Il testimone di giustizia Rocco Magiardi, ha fatto un appello: “Alla luce di questa sentenza mi chiedo: che fine farà la pagina ‘Onore è Dignita', con i suoi oltre diciottomila ‘mi piace', gestita da Vincenzo Torcasio alias ‘u Giappone?. Si procederà a oscurarla considerati anche i contenuti della stessa?”

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