227 CONDIVISIONI

Sciopero dipendenti McDonald’s: “Costretti alle dimissioni. Nuovi posti di lavoro? Soltanto precari”

Dipendenti dei McDonald’s partenopei sul piede di guerra per le direttive della società partner Napoli Futura che obbligano alla mobilità in tutta la Provincia: “Non possiamo andare a lavorare a Pompei, siamo part-time e guadagniamo una miseria. Ci vogliono far dimettere per assumere precari meno costosi”.
A cura di Alessio Viscardi
227 CONDIVISIONI
Scioperano i dipendenti dei McDonald's di Napoli

Incrociano le braccia i dipendenti dei McDonald's di Napoli, contro il clima di tensione instaurato dalla società che gestisce i servizi Napoli Futura e l'imposizione della mobilità in tutta la Provincia in deroga agli accordi sindacali già siglati. La vicenda vede il socio italiano della multinazionale statunitense imporre ai propri dipendenti la disponibilità ad essere trasferiti dai punti vendita nei quali sono stati assunti ad altri, che si trovano dall'altra parte del territorio napoletano. Così, i cassieri e banconisti dei fast-food di Napoli Piazza Municipio e Afragola Le Porte di Napoli hanno inscenato un presidio di protesta.

"Ci è stata inviata una lettera con cui veniamo informati che dal primo aprile dovremo essere disponibili alla mobilità" ci dice Stefania Giunta, sindacalista UILTuCS "Ma questo significa obbligarci a dare le dimissioni". Il segretario regionale del sindacato dei lavoratori del commercio, Gennaro Strazzullo, lo spiega chiaramente: "Si tratta, per la maggior parte, di lavoratori part-time che guadagnano dalle 400 alle 700 euro mensili. Costringeli ad andare a lavorare dall'altra parte della Provincia, nei punti vendita di Pompei, significa fargli triplicare le spese di mobilità".

Marina, una dipendente mamma, ce lo conferma: "Se mi costringono a cambiare punto vendita, io devo rassegnare le dimissioni. Non posso lasciare i miei due figli ai miei parenti per tutto il tempo che mi sarebbe necessario per raggiungere il posto di lavoro a Pompei. E poi non ce la farei con i costi. Io e mio marito già lavoriamo in due e i nostri figli non ci vedono mai". Ben l'80% dei dipendenti di questi punti vendita sono donne, molte delle quali madri.

Emilia, una RSA del punto vendita di Afragola, ci spiega cosa temono i dipendenti: "Abbiamo paura che questa sia una manovra per costringerci alle dimissioni, in modo da poter assumere nuovo personale di livello inferiore e pagarlo meno, con un contratto a tempo determinato e quindi creare nuovo precariato" e poi aggiunge, facendo riferimento alla campagna pubblicitaria diffusa da McDonald's su tv e giornali "Che sia questa l'ondata di assunzioni promesse? Fare fuori i vecchi per prenderne nuovi?".

Il clima è molto teso, volano lettere di contestazione che espongono i dipendenti al pericolo licenziamento. "Contestano delle strane procedure sulle casse" afferma Strazzullo, mentre Emilia ci spiega: "Noi abbiamo tutti la qualifica di banconisti, non di cassieri, eppure abbiamo una scheda per accedere alle casse e siamo costretti a maneggiare il denaro. Spesso, ci viene contestato che in cassa mancano dei ricavi – ma la scheda non è personale, la può usare chiunque".

"Il grande assente è proprio McDonald's" ci dice Emilia. Strazzullo ribadisce: "McDonald's ha delegato ai propri soci italiani anche la gestione delle vertenze sindacali. Spesso, queste altre società non aprono tavoli con il sindacato. Come fa una multinazionale così importante a non dialogare con i sindacalisti delle prospettive di sviluppo future e di inquadramento dei dipendenti?"

227 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views