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Salah ora vuole tornare in Francia. L’avvocato: “Dagli attentati è rimasto muto”

Salah Abdeslam “non sapeva” degli attentati di Bruxelles: è quanto ha detto il suo avvocato ai giornalisti fuori dalla Camera di Consiglio che deve confermare l’arresto del terrorista considerato la mente degli attacchi di Parigi.
A cura di Susanna Picone
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Salah Abdeslam cambia linea. Il ricercato numero uno dopo i fatti di Parigi arrestato a Molenbeek la settimana scorsa dopo una latitanza durata quattro mesi accetta l’estradizione e vuole tornare in Francia. Lo ha detto il suo avvocato, Sven Mary, arrivato questa mattina alla Camera di Consiglio di Bruxelles che deve convalidare l’arresto di Salah e quello di molti altri sospetti legati ai fatti del 13 novembre, tra cui i due uomini presi assieme a lui Amine Choukri, Abid Aberkane. “Salah mi ha comunicato il suo desiderio di andare in Francia il più velocemente possibile”, ha detto l'avvocato ai giornalisti aggiungendo: “Non si oppone più all'estradizione e alla consegna alla Francia, cui io spero si possa procedere il prima possibile”. Il legale ha poi detto di ritenere la decisione “molto positiva”.

“Salah non sapeva degli attentati di Bruxelles” – L'avvocato, arrivato davanti ai giudici intorno alle 9, ha spiegato ai media che il suo assistito non ha collaborato con gli inquirenti ieri: “Voleva prima vedermi. Non vorrei che si fermasse in quello che ha da dire, se si ferma ci esporremmo ancora ad altri Zaventem o Bataclan ed è questo che voglio evitare”, ha detto il legale. Sven Mary ha spiegato che dagli attentati di Bruxelles “Salah è rimasto muto” davanti agli inquirenti. Secondo quanto riportato dai media internazionali, l’avvocato ha aggiunto che il suo assistito “non sapeva” di quanto accaduto due giorni fa nella capitale belga. L’avvocato non ha comunque voluto fornire ulteriori dettagli su quanto rivelato dal terrorista.

L’avvocato di Salah aggredito da uno sconosciuto – Secondo quanto riporta il quotidiano belga “Le Soir” l’avvocato di Salah è stato protagonista di una aggressione da parte di una persona che lo accusava di aiutare un terrorista omicida. Sven Mary, scrive il quotidiano, avrebbe “avuto la meglio” sull’aggressore, ma ha comunque deciso di chiudere il proprio ufficio per garantire la sicurezza dei suoi collaboratori.

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