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Opinioni

Piaccia o no, Renzi è un comunicatore contemporaneo

Matteo Renzi stupisce tutti con una conferenza stampa a base di PowerPoint, spade sguainate e pesci rossi. Si rivolge ai cittadini prima che ai giornalisti. Preferisce gli hashtag ai numeri del conto economico e così facendo propone un nuovo format alla comunicazione politica della Presidenza del Consiglio.
A cura di Massimo Mantellini
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La conferenza stampa del Presidente del Consiglio di ieri è sulla bocca di tutti. Non poteva essere altrimenti. Per i temi trattati, certo, ma anche, moltissimo, per la maniera inconsueta e inedita utilizzata per esporli. Nessuno del resto aveva mai utilizzato a Palazzo Chigi la foto di una boccia di pesci rossi in un incontro ufficiale con i giornalisti. Anzi, per dirla tutta, forse nessuno aveva mai visto una conferenza stampa con il corredo di una presentazione stile PowerPoint.

Ovviamente delle contaminazioni pop del Renzi politico si è parlato fin troppo: il Premier da parte sua certamente un po’ ci marcia, ma l’autocompiacimento, l’unire l’alto e il basso della comunicazione, non sembra essere l’unico taglio interpretativo possibile.
Così mentre Twitter sghignazzava (il riflesso condizionato della parte di Twitter che io solitamente frequento è quello di sghignazzare di qualsiasi cosa) per le slide molto piene di colori accesi, per la auto blu vendute online e per altre amenità esposte nella conferenza stampa, e mentre i primi commentatori si affrettavano a paragonare il Presidente del Consiglio, per i modi ed i toni utilizzati, ad un imbonitore da TV commerciale, qualcun altro faceva notare che un simile pacchetto comunicativo era mutuato da altri schemi di rappresentazione politica recente e contemporanea.

E anche questa è, a ben vedere, una delle tante storie di disintermediazione alle quali Internet ci ha abituato da tempo, anche se probabilmente nella politica italiana nessuno fino ad oggi aveva utilizzato simili linguaggi con tanta forza. Così l’errore principale che ci capiterà di fare è quello di immaginare l’élite dei mediatori culturali (giornalisti, economisti, commentatori, sindacalisti ecc) come i destinatari di un simile nuovo format comunicativo… nulla di più sbagliato. Renzi, da sempre, non fornisce informazioni nel formato utile ai comuncatori di professione, ma parla direttamente ai cittadini. Lo fa per scelta relazionale, per un rapporto stretto e personale con l’elettore e anche, immagino, per uscire indenne dai mille trabocchetti della politica politicante. Lo fa in parte, come del resto hanno provato a fare in molti da Berlusconi in qua, perché la politica degli slogan è infinitamente più semplice ed efficace di quella dell’approfondito argomentare.
Così fra il diagramma dello spread goffamente mostrato da Mario Monti in un celebre conferenza stampa qualche tempo fa, un enorme foglio bianco con le ordinate, le ascisse e tutti i numerini al loro posto, e la slide di Renzi che per annunciare “i cento giorni di lotta durissima per cambiare” utilizza la foto di una katana sguainata, passa la stessa distanza temporale che separa l’alfabeto Morse da Snapchat.

Possiamo infastidirci per molte cose. La più importante delle quali è certamente la grande insidiosa vaghezza che rimane celata dietro le luminose slide, il tono assertivo e complice con i giornalisti intorno e gli slogan ripetuti ad libitum dai collaboratori nelle decine di interviste rilasciate. Insomma potrà a buon diritto non piacerci Renzi. Anche se poi tutti sanno che il Premier più avanti dovrà comunque fornire un circostanziato DEF (Documento di Programmazione Economico Finanziaria) dentro il quale i pesci rossi non potranno avere troppo spazio. Questione di tempo insomma ed i nodi se ci sono verranno al pettine. Nel frattempo molte informazioni verso i cittadini volano direttamente attraverso messaggi apparentemente deboli e sentimentali. La boccia dei pesci rossi, la foto del cortile di Palazzo Chigi deserto alle 6 del mattino postata su Twitter, cose così.

Basterà? No, ovviamente no, Contribuirà a banalizzare e svilire le prassi comunicative di temi importantissimi riducendo tutto ad un inutile teatrino? Non necessariamente, del resto anche quello precedente era un teatrino: con le sue regole, i suoi sottintesi e le sue ambiguità. Del resto la politica mediata dalla rete è fatta così. Potrà piacerci o non piacerci. Matteo Renzi nel frattempo farà cose buone o cattive, prenderà decisioni di sinistra oppure no. Ma lo farà in maniera contemporanea. Migliore o peggiore oggi non saprei, contemporanea però direi di sì.

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Massimo Mantellini da oltre un decennio scrive di internet e di tecnologia sul web e sulla carta stampata, trattando in particolare i temi del diritto all'accesso, della tutela della privacy e della politica delle reti. Editorialista di Punto Informatico fin dalla sua nascita, nel 1996, collabora con L'Espresso. Dal 2001 cura un blog personale, Manteblog
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