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“Non so che farmene”: cacciatore fa uccidere a un amico i suoi 4 cani, denunciati

A Moncalieri la brutale esecuzione a sangue freddo di quattro cani da caccia di circa due anni. Dall’inchiesta è emerso che il proprietario aveva incaricato l’amico di disfarsi degli animali perché “non sapeva più che farsene”.
A cura di Susanna Picone
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Sono stati denunciati per il reato di uccisione di animali, art. 544 bis, l’articolo del codice penale che punisce “chiunque per crudeltà o senza necessità cagiona la morte di un animale” (pena prevista da 4 mesi a 4 anni di reclusione) i due cacciatori responsabili della morte di quattro cani di circa due anni. Quattro cani un tempo compagni di caccia del loro proprietario, che però ora a quanto pare “non sapeva più che farsene”. Di recente, infatti, all'uomo era stato revocato il permesso di caccia. E per questo ha incaricato l’amico, pensionato-cacciatore come lui, di eliminarli. La vicenda arriva da Moncalieri, dove un cacciatore ha appunto brutalmente assassinato i quattro animali. Gli agenti sono arrivati ai due uomini dopo una serie di indagini incrociate coordinate dal pm Laura Ruffino, che nei giorni scorsi ha disposto una perquisizione a casa dei due appassionati di caccia. Nelle loro proprietà sono stati ritrovati 12 fucili, tutti sequestrati. Tra questi anche l’arma con la quale i quattro setter sono stati uccisi. È stata, da quanto emerso, un’esecuzione in piena regola. I quattro cani sono stati assassinati con un solo colpo alla testa e poi i loro corpi sono stati abbandonati.

La brutale vicenda ha suscitato l’indignazione della Lega Nazionale per la Difesa del Cane: “A parte i 12 fucili sequestrati nei loro alloggi dalla polizia – ha commentato la presidente Piera Rosati – lascia agghiacciati la freddezza e l’indifferenza con cui questi individui, che sovente si definiscono ‘amanti degli animali’, scorrazzano indisturbati in un paese civile, lasciando persino i corpi delle loro quattro vittime nel prato, come rifiuti da sacrificare alla dea caccia. Purtroppo gli episodi di incrudelimento e di imbarbarimento troppo spesso sono riconducibili al mondo della caccia. Ultimo fatto di cronaca, la condanna dell’ex cacciatore che ha fatto morire di stenti, malattia e fame il proprio cane, perché non gli serviva più. Un caso di una gravità inconcepibile che LNDC ha denunciato e seguito senza tregua. Mai che si alzi all’associazionismo venatorio una parola di condanna, una costituzione di parte civile contro questi killer che si accaniscono sugli ultimi, sui deboli, perché un fucile li rende più forti e impuniti. LNDC si costituirà parte civile anche contro questo ennesimo atto di barbarie umana”.

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