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La proposta: “I detenuti stranieri scontino la pena nei loro paesi di origine”

È la proposta del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria: “Gli impegni della politica per il sovraffollamento carceri di solito restano sulla carta”.
A cura di Redazione
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Una proposta semplice nel contenuto, ma al contempo molto complessa per formulazione ed applicazione. È quella che Donato Capece, segretario generale del Sappe (il sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria) affida alle colonne dell'AdnKronos: "Gli stranieri condannati scontino la condanna nei Paesi d'origine. E se rientrano in maniera illecita in Italia, si preveda per loro l'aumento di un terzo della pena". Si tratterebbe, secondo il leader sindacale, di un modo per rispondere anche al drammatico problema del sovraffollamento delle carceri, nella considerazione che "dai dati si vede chiaramente che gli annunciati impegni della politica per ridurre il sovraffollamento, restano parole e non trovano adeguate risposte nei fatti". Con questa proposta, invece, "si può rendere il carcere più umano, anche considerando che non vi è alcun pregiudizio razziale da parte nostra ma solo la constatazione della non vivibilità delle carceri in questo momento".

Del resto, i dati sul sovraffollamento carcerario parlano chiaro ed è molto arduo prevedere quale sarà l'incidenza reale dell'ultimo provvedimento "svuotacarceri" adottato dal governo su iniziativa del ministro Anna Maria Cancellieri. E per il Sappe l'unica strada è l'espulsione degli stranieri che delinquono, al netto della complessità di una operazione del genere, tenuto conto del fatto che le storie dei migranti spesso sono estremamente "diverse" e rispondono anche alle contingenze politiche dei loro paesi di provenienza. L'ultimo dato snocciolato da Capece del resto è chiaro: "Parliamo a livello nazionale di soli 896 espulsi nel 2011 e 920 nel 2012: rispetto ai circa 22mila detenuti in Italia sono solo una goccia nel mare".

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