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In Italia pochi figli anche per l’infertilità maschile crescente

A18 anni già il 25-30% degli uomini presenta patologie che potranno condizionare la possibilità di avere figli da adulto, ma a differenza delle donne spesso non ci si sottopone a nessun controllo dell’apparato riproduttivo fino all’età adulta.
A cura di Antonio Palma
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Da tempo ormai tutte le statistiche ci dicono che in Italia la natalità in pochi anni è letteralmente crollata lasciando spazio ad un invecchiamento della popolazione via via sempre più accentuato. La maggior parte dei motivi è da riscontrare in questioni sociali e culturali connessi soprattutto al lavoro e all'economia come la frenesia della vita moderna, l'alto costo e anche la carriera, ma esiste tuttavia un problema del tutto sottovalutato: l'infertilità. Nel nostro Paese infatti si calcola che circa il 15% delle coppie sono infertili e che quindi anche volendo non possono avere figli. Le responsabilità sono ripartite più o meno al 50% tra i maschi e le femmine, quindi non c'è un prevalenza di genere, ma da alcuni anni l'infertilità maschile sta aumentando.

A Pesare su questa condizione sicuramente ci sono molte brutte abitudini come una cattiva alimentazione, la vita sregolata e un eccessivo consumo di alcool fumo e droghe. Un dato però che secondo gli esperti risente anche di una sottovalutazione delle condizioni di salute e della scarsa attitudine ai controlli medici da parte dei giovani maschi. Mentre la donna fin da piccola ha l’abitudine dei controlli periodici dal ginecologo,  nell’uomo in effetti si assiste alla scoperta di problematiche in fase troppo avanzata per porvi rimedio in maniera rapida. Una volta i giovani ricevevano una visita dell'apparato riproduttivo durante il servizio militare obbligatorio, invece oggi non è più così con tutte le conseguenze del caso.

"A18 anni già il 25-30% degli uomini presenta patologie che potranno condizionare la possibilità di avere figli da adulto. Le cause più conosciute della diminuzione della capacità riproduttiva maschile sono la riduzione del numero (sotto 15milioni) e della motilità (meno del 40%) degli spermatozoi, secondo le ultime indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità" spiega il professor Ermanno Greco, direttore del Centro di medicina e biologia della riproduzione-European Hospital di Roma che ha promosso un convegno internazionale sull’infertilità che si svolgerà il 16 dicembre a Roma.

"Tra i motivi di più recente scoperta c'è l'alterazione della morfologia della testa e problemi nel Dna degli spermatozoi, dovuti alla presenza di radicali liberi e a scorretti stili di vita che spesso associano il vizio del fumo, droghe e alcol insieme, ma anche l'età avanzata degli uomini crea problemi" ha sottolineato l'esperto, ricordando però che la scienza ha già sviluppato tecniche molto avanzata per combattere l'infertilità. "Anche in caso di azoospermia, ossia l'assenza totale di spermatozoi, oggi una buona parte dei pazienti può ancora avere un figlio proprio. Circa il 70% di essi infatti hanno ancora spermatozoi vitali nei testicoli, che si possono estrarre con procedura microchirurgica ed iniettare in vitro direttamente all'interno degli ovociti" ha spiegato Greco.

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