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Gaza – Israele: la campagna di boicottaggio e l’appello #StopArmingIsrael

L’European Network Against Arms Trade chiede che l’UE applichi l’embargo delle armi verso le parti in conflitto. Intanto prende piede una campagna di boicottaggio internazionale contro i prodotti Made in Israele.
A cura di Davide Falcioni
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L'Europa ponga fine al sostegno militare a Israele e dichiari un embargo delle armi verso tutte le parti in conflitto. A chiederlo, dopo l'appello sottoscritto anche da sette premi Nobel per la Pace, è l'European Network Against Arms Trade (ENAAT), rete continentale contro il commercio di armamenti di cui, per l'Italia, fa parte la Rete Disarmo. L'ENAAT chiede che "in attesa di tale embargo, tutti gli Stati membri devono immediatamente sospendere tutti i trasferimenti di equipaggiamenti militari, assistenza e munizioni verso tutte le parti in conflitto".

Italia principale esportatore di armi in Israele dell'UE

L'Italia è il principale esportatore dell’Unione europea di sistemi militari e di armi leggere verso Israele. All'inizio dell'operazione "Bordo di Protezione" sulla Striscia di Gaza il nostro paese ha inviato in Israele due caccia addestratori costruiti dalla Alenia Aermacchi. Si tratta della prima tranche di trenta velivoli facenti parte di un accordo più ampio tra i due paesi, nel quale l'Italia si impegna ad acquistare da Tel Aviv dei droni ed altri armamenti. Secondo la Rete Disarmo la vendita di armi e sistemi d'arma a Israele avviene in contrasto la nostra legislazione relativa all'export degli armamenti: la legge 185/90, infatti, nel primo articolo prevede " l’impossibilità di fornire armamenti a Paesi in stato di conflitto armato o i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa".

Ma l'Italia è in buona compagnia. Insieme ad altri paesi del continente, infatti, l'UE è uno dei principali fornitori di materiale bellico a Israele, alle spalle soltanto degli Stati Uniti. Solo negli ultimi 10 anni gli stati dell'Unione Europea hanno consentito licenze per l'esportazione per oltre 2 miliardi di euro di valore. Tra gli armamenti venduti sono compresi velivoli militari, munizioni, sistemi di puntamento e di tiro, tutti verso Israele. Dal 2002, infatti, dall'UE non sono state vendute armi alle organizzazioni palestinesi. Giorgio Beretta, ricercatore della Rete Italiana per il Disarmo, ha dichiarato: “Abbiamo apprezzato l’invito rivolto dal Ministro degli Affari Esteri, Federica Mogherini, a tutte le parti in conflitto per un immediato cessate il fuoco. Chiediamo perciò che il governo italiano – che questo semestre detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea ed è uno dei principali esportatori europei di sistemi militari a Israele – promuova senza indugio azioni che portino a un embargo europeo sulle armi e attrezzature militari verso tutte le parti in conflitto per proteggere i civili e per favorire la ripresa dei negoziati".

Grafico realizzato dalla Rete Disarmo
Grafico realizzato dalla Rete Disarmo

La campagna "Boicotta Israele" ispirata alla lotta all'apartheid in Sudafrica

Ma mentre si attende che gli stati europei rispondano alla sollecitazione dell'ENAAT, i consumatori di tutto il mondo si sono organizzati da tempo ed hanno dato inizio a un'importante campagna di boicottaggio e disinvestimento verso Israele ispirata alla battaglia contro l'apartheid in Sudafrica. Nel luglio del 2005 uomini e donne della società civile palestinese lanciarono un appello e, alcuni mesi dopo il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che ha giudicato illegale il Muro costruito da Israele nei territori Palestinesi occupati, chiesero agli uomini di tutto il mondo di imporre ampi boicottaggi e realizzare iniziative di disinvestimento contro Israele al fine di fare pressione verso il governo di Tel Aviv. La campagna – chiamata BDS – ha ottenuto qualche parziale risultato contribuendo a mettere in difficoltà società israeliane che operano nei territori occupati; una per tutte l'Agexco, azienda esportatrice di agrumi e operante in Cisgiordania finita in liquidazione nel 2011 a causa del boicottaggio di singoli consumatori e catene di supermercati.

L'offensiva di Israele su Gaza, tuttavia, rappresenta per molti attivisti l'occasione per riprendere la campagna di boicottaggio. I prodotti che si suggerisce di boicottare sono spesso diversi da paese a paese, anche se accomunati dalle prime tre cifre del codice a barre, che indicano il "Made in Israel" e sono "729". In Italia la campagna di boicottaggio si concentra prevalentemente verso Soda Stream, azienda che produce "gasatori" per l'acqua e che, secondo il movimento BDS, ha il suo stabilimento principale in Cisgiordania, in un insediamento considerato illegale dalle Nazioni Unite. Per motivi simili viene invitato anche al boicottaggio dei prodotti Carmel Agrexco. La campagna di boicottaggio, tuttavia, non si ferma al consumo e alla richiesta di interrompere la vendita di armi a Israele, ma sfocia anche nel boicottaggio accademico, sportivo e artistico: non a caso qualche settimana fa i Pink Floyd hanno chiesto ai Rolling Stones di non suonare a Tel Aviv in segno di solidarietà con il popolo palestinese e la sua battaglia contro l'occupazione israeliana.

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