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Cosenza, uccide la moglie e la figlia 18enne sente tutto: “Torna nella tua stanza”, poi si spara

Sembra che a minare la vita di una “tranquilla e serena” famiglia fossero quelle conversazioni che Giovanni Petrasso, 53 anni, agente di polizia penitenziaria nel carcere di Cosenza, intratteneva da qualche tempo su Whatsapp e Facebook con una donna misteriosa. Ieri nelle loro casa di Montalto Uffugo si è consumata la tragedia davanti alla figlia studentessa.
A cura di Biagio Chiariello
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Avrebbe accusato il marito di tradirla, Maria Grazia Russo, 48 anni, uccisa ieri con tre colpi di pistola a Montalto Uffugo (Cosenza) dal coniuge, Giovanni Petrasso, 53 anni, agente di polizia penitenziaria nel carcere di Cosenza. L’uomo ha poi rivolto l’arma contro sé stesso e ha fatto fuoco, uccidendosi. Il particolare è emerso dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Rende che indagano sull’omicidio-suicidio. Tra i due, infatti, erano frequenti le liti negli ultimi tempi, l’ultima delle quali evidentemente ha avuto un esito drammatico.

Sempre dagli accertamenti, è emerso che quando la figlia diciottenne della coppia, presente in casa al momento dell’omicidio-suicidio, ha sentito gli spari e si è precipitata in bagno, la madre era stata appena uccisa ed il padre era in piedi accanto al box doccia con la pistola in mano. Patrasso avrebbe chiesto alla figlia di tornare nella sua stanza, invito che la ragazza, in stato di choc, ha accolto. Poco dopo il 53enne si è puntato la pistola d’ordinanza alla tempia ed ha fatto fuoco. La coppia, lui assistente della polizia penitenziaria nel carcere Cosmai nel capoluogo calabrese, lei casalinga, che ha due figli, era ritenuta da vicini e amici “perfetta”.

Ma sembra da qualche tempo ad insidiare la loro unione ci fossero diverse conversazioni via chat tra l’uomo ed una donna della quale al momento non si conosce l’identità. Messaggi su Facebook e su Whatsapp per i quali la moglie chiedeva insistentemente spiegazioni. Sarà comunque l’analisi dei cellulari di entrambi a fare piena luce sul movente del dramma che si è consumato nella casa di una “tranquilla e serena” famiglia cosentina.

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