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“Vietato ricevere più offerte per una messa”: il vescovo ferma i pagamenti in occasione dei funerali

Monsignor Valentino Di Cerbo, pastore della piccola diocesi campana di Alife – Caiazzo, stabilisce limiti ai soldi che possono essere raccolti dai sacerdoti durante le messe di suffragio per i defunti. Tutte le offerte eccedenti devono essere versate alla Caritas o essere destinate alla formazione di nuovi sacerdoti.
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Un contenitore per le offerte in una chiesa.
Un contenitore per le offerte in una chiesa.

“E’ assolutamente proibito ricevere più offerte per una sola messa” in cui si ricordi un defunto. Nel caso la messa sia celebrata in suffragio di più defunti “delle somme liberamente donate il celebrante può trattenere per sé una sola offerta, mentre la parte residua va versata o alla Diocesi, per la formazione dei seminaristi, oppure alla Caritas diocesana, per le persone bisognose”. Ugualmente, se nel corso dello stesso giorno si celebrano più funerali o messe di suffragio, il sacerdote può tenere per sé solo una offerta. E’ vietato, inoltre, ad eventuali concelebranti percepire offerte, anche se sono parenti o amici del defunto. Sono le nuove, rigorose, disposizioni impartite ai sacerdoti dal vescovo della piccola diocesi campana di Alife – Caiazzo (appena 70mila abitanti), monsignor Valentino Di Cerbo, che ha inviato a tutti i parroci una nota contenente delle “norme per la celebrazione delle sante messe.”

Obiettivo del vescovo è quello di sradicare una consuetudine abbastanza particolare che pare essere diffusa nella sua diocesi: quella di celebrare messe “esclusivamente in suffragio dei defunti”, cosa che “ha fatto perdere a molti il senso autentico della celebrazione eucaristica, trasformandola quasi in un fatto familiare e privato e provocando molti abusi”. Secondo il vescovo “questo errato modo di concepire la messa ha danneggiato il popolo cristiano, che riempie le chiese in occasione dei funerali o di feste tradizionali e le diserta di domenica.” Ovviamente, anche se il vescovo non lo scrive, questa abitudine comporta un ampio giro di offerte in denaro, gestite dai sacerdoti locali senza alcun controllo da parte dei loro superiori.

Monsignor Di Cerbo ha deciso anche uno stop alla proliferazione delle messe quotidiane, in una diocesi in cui molte parrocchie hanno meno di tremila residenti: nei giorni feriali si può dire solo una messa, al massimo due nei festivi: per celebrarne una terza c’è bisogno dell’autorizzazione del vescovo. Se possibile, si devono “accorpare” le intenzioni per i defunti in una sola messa “per sottolineare che la messa non è mai un fatto privato”. Il vescovo ha messo per iscritto anche il divieto di nominare il defunto nel corso della messa domenicale “per conservare il tono festivo della celebrazione eucaristica”.

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