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Verona. Risponde ad annuncio per baby sitter, studentessa violentata: arrestati marito e moglie

La 20enne ha risposto ad un annuncio di offerta di lavoro come baby sitter su Facebook e al primo giorno di lavoro è stata portata in un campo, minacciata con un taglierino e violentata. Coppia veronese in manette.
A cura di Biagio Chiariello
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Stava cercando lavoro e invece è stata violentata. Lei, 20 anni, aveva risposto ad un annuncio di offerta di lavoro come baby sitter su Facebook e al primo giorno di lavoro è stata portata in un campo, minacciata e stuprata. È una storia dai contorni oscuri quella avvenuta nella notte tra giovedì 10 e venerdì 11 gennaio a Verona. Alla giovane, universitaria, era stato dato appuntamento alle 23, nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Porta Vescovo. A caricarla in macchina una donna di 27 anni che si è fermata, lungo la strada, a prendere anche il marito.

Ad un certo punto però la ventenne ha intuito di non trovarsi a un appuntamento di lavoro: la coppia l’ha portata in un casolare abbandonato a Poiano, frazione a pochi chilometri di distanza. A quel punto, la donna l’ha lasciata sola con il marito. Secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, il 30enne, con un taglierino tra le mani, l’avrebbe costretta a spogliarsi per poi scattarle una foto osé così da ricattarla, sostenendo che in caso di successiva denuncia avrebbe provveduto a pubblicarla sui social. Poco dopo si sarebbe quindi consumata la violenza sessuale ai danni della giovane 20enne. La giovane è stata quindi riaccompagnata, due ore dopo, nello stesso punto dove era stata prelevata.

La studentessa, nonostante le minacce e gli avvertimenti ricevuti, ha comunque trovato il coraggio per denunciare subito l'accaduto affidandosi alla polizia di Stato. Nel giro di tre giorni gli agenti della squadre mobile scaligera sono risaliti all’identità dei presunti autori del delitto. In manette Mirko A., trent’anni e Giulia B., marito e moglie, entrambi residenti a Verona e gestori di un’attività commerciale in un comune della provincia. Sono stati identificati grazie alla targa dell’auto, che la ragazza era stata in grado di ricordare quasi integralmente. I due ora si trovano presso il carcere di Montorio e devono rispondere della duplice accusa di "sequestro di persona aggravata dalla finalità di violenza sessuale" e "violenza sessuale aggravata dall'uso dell'arma".

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