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“Un’ambasciata palestinese in Italia”, poi l’applauso alle parole di Napolitano

Il Capo dello stato ha dichiarato di aver ricevuto mandato da parte del Governo “di elevare la delegazione dell’Autorità Palestinese in Italia a missione diplomatica”. Ma Abu Mazen ricorda: prima di ogni dialogo sarà necessario tornare ai confini del 1977.
A cura di Danilo Massa
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Italian President Giorgio Napolitano Visits The Pinacoteca Di Brera

Mentre nel nostro paese prosegue lo spoglio delle elezioni amministrative, la politica estera italiana va avanti nel segno di un forte e significativo impegno politico dell'Italia nel luogo più caldo di tutta la politica internazionale: il Medio oriente. Dopo un fine settimana trascorso in Israele, Giorgio Napolitano ha infatti raggiunto in Cisgiordania Abu Mazen, il numero uno dell'Autorità nazionale palestinese. Da qui Napolitano ha dichiarato di avere ricevuto dall'esecutivo il mandato "di elevare la delegazione dell'Autorità Palestinese in Italia a missione diplomatica".

L'annuncio è stato seguito da un comprensibile applauso da parte della delegazione palestinese, che ha riconosciuto nella decisione italiana e nelle parole del Presidente della Repubblica "Un altro regalo che ci fa l'Italia". Immediata, peraltro, la precisazione dello stesso Napolitano che ha assicurato che il riconoscimento di un'ambasciata palestinese nel nostro paese è un'atto preso "in piena amicizia con Israele. Siamo sempre fortemente impegnati per la costruzione della pace tra lo stato ebraico e i palestinesi secondo la formula due popoli due Stati".

Un impegno, quello del riconoscimento di due popoli, che passa necessariamente per una lunga trattativa da incoraggiare in tempi brevi anche attraverso la creazione delle giuste premesse: "Ci auguriamo – ha seguitato Napolitano – che i prossimi mesi siano fecondi per il rilancio della prospettiva negoziale perché ancora prima di settembre, conta di riaccendere a maggio, a giugno e in estate il clima di dialogo".

Abu Mazen ha dunque precisato quali saranno i paletti politici entro cui sarà possibile agire per una stagione di confronto diplomatico con lo stato ebraico. Il presidente palestinese ha rilevato la necessità di porre fine alla strategia degli insediamenti e di tornare dunque ai confini del 1977, precedenti l'invasione del Libano da parte dell'esercito israeliano. Un passaggio fondamentale, secondo Abu Mazen, che esprimerebbe anche la consapevolezza da parte del governo ebraico che "il popolo palestinese non può sparire e che si è presentata una soluzione storica".

Il Presidente Napolitano si è inoltre soffermato su un altro fronte caldo della politica internazionale, la Libia. "L'Italia – ha assicurato il Capo dello stato – prenderà in considerazione la disponibilità delle forze fedeli a Gheddafi per un cessate il fuoco se tali disponibilità nuovamente annunciate saranno seguite dai fatti. Non è certamente la prima volta che le Nazioni Unite chiedono il cessate il fuoco. Anzi, nella prima risoluzione avevano chiesto tassativamente al colonnello Gheddafi di astenersi da azioni militari volte a reprimere la protesta popolare. Poi c'è stato qualche annuncio da parte di Gheddafi di disponibilità a cessare il fuoco, ma queste dichiarazioni non sono state mai seguite dai fatti".

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