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Tunisia: violenti scontri e decine di morti nella capitale

Il regime di Ben Ali censura la violenta repressione, ma i video della protesta in Tunisia finiscono su Youtube: gli studenti combattono contro il rincaro dei prezzi del cibo.
A cura di Alessio Viscardi
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Tunisia

Non si placa la rivolta del pane in Tunisia. Tensione alta ed un regime totalitario che teme il colpo di stato e prepara la repressione dura. Violato il coprifuoco imposto dal governo di Ben Ali stanotte, gruppi di manifestanti sono scesi in strada anche nella capitale Tunisi. Le incursioni hanno causato la morte di alcuni manifestanti, soprattutto in mattinata quando negli scontri a Tunisi, il fuoco delle forze dell'ordine ha lasciato in terra i cadaveri di quattro dimostranti. Nella notte è morto un giovane manifestante, Majdi Nasri, che si trovava in strada in violazione del coprifuoco.

Gli scenari delle proteste vengono indicati da al-Jazeera e sono localizzati nelle città di Menzel Bourguiba e Biserta. Nella capitale, Tunisi, ci sono inquietanti manovre militari. L'esercito tunisino avrebbe lasciato le postazioni in città e – secondo quanto riportato dalla tv in lingua araba al-Arabiyà – i militari avrebbero abbandonato la difesa dei punti nevralgici urbani. Le unità militari si sarebbero posizionate al di fuori del centro cittadino. Nei giorni scorsi, l'esercito era stato posizionato a difesa degli edifici istituzionali per evitare l'assalto delle folle di manifestanti inferociti. Timore rinsaldato da quanto accaduto stanotte, quando i manifestanti hanno dato alle fiamme uffici pubblici e auto degli uomini di governo in alcuni punti della capitale.

Le violenze più accese si stanno registrando a Marsa, nell'area di al-Karama. A guidare la rivolta sono gli studenti, che si vedono privati di un futuro. La causa scatenante è il rincaro del prezzo dei beni alimentari primari come il mais, dovuto a numerose siccità ed inondazioni che hanno distrutto coltivazioni in tutto il medio-oriente. Il regime di Ben Ali censura la protesta e non permette ai giornalisti stranieri di produrre documentazioni. Gli unici video della protesta arrivano da Internet, caricati dai manifestanti stessi su Youtube.

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