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Strage Viareggio, tutti colpevoli: sette anni a Moretti, ex ad di Ferrovie dello Stato

Dopo 7 anni e mezzo è arrivata la sentenza del processo sulla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009. L’ex amministratore delegato di FS condannato a sette anni di carcere. Sette anni e 6 mesi per Michele Mario Elia, ex ad di Rfi.
A cura di Susanna Picone
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È arrivata la sentenza di primo grado del processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno del 2009 che costò la vita a 32 persone. Mauro Moretti, all'epoca amministratore delegato di Ferrovie dello Stato e oggi presidente di Leonardo-Finmeccanica, è stato condannato a 7 anni dal Tribunale di Lucca al termine del processo per i fatti di Viareggio, uno dei più grandi disastri ferroviari dell'ultimo mezzo secolo. Sette anni e 6 mesi per Michele Mario Elia, ex ad di Rete ferroviaria italiana, così come Vincenzo Soprano (ex ad di Trenitalia) mentre il dirigente di Rfi Giulio Margarita è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Erano tutti accusati a vario titolo di disastro ferroviario, incendio colposo, omicidio colposo plurimo, lesioni personali.

Un breve applauso ha salutato, dopo qualche minuto dalla lettura, la sentenza. Daniela Rombi, tra i familiari della vittime, reagisce così alla sentenza: "Vogliamo capire perché ridotte pene da 16 anni a 7″. Marco Piagentini: "Le condanne dimostrano che sistema sicurezza (ferroviaria) non funziona. Domani conferenza stampa"

.I familiari delle vittime si erano dati appuntamento a qualche centinaio di metri dall'ingresso dell'aula a Lucca. “Viareggio 29-6-2009 niente sarà più come prima” è lo striscione con le foto di tutte le vittime che ha aperto il corteo silenzioso dei familiari in attesa della 145esima udienza del processo. Con i familiari delle vittime anche una rappresentanza dei macchinisti delle Ferrovie, una bandiera del gruppo delle “Tartarughe lente”, alcuni rappresentanti dei No Tav. Chiudevano il corteo alcuni gonfaloni tra cui quello della Regione Toscana.

La sentenza dopo più di 7 anni dal disastro: “Mai sentiti soli”

“In questi anni non ci siamo mai sentiti soli, perché Viareggio, ma anche tanti cittadini di altre città, – così i familiari delle vittime – ci sono stati vicini: ogni 29 giugno un mare di persone ha camminato con noi percorrendo i luoghi della strage, senza dimenticare la fiaccolata di pochi giorni fa … un momento meraviglioso e denso di significato, grazie a tutti. È con la stessa forza, che sempre ci avete trasmesso, che chiediamo il vostro aiuto, la vostra presenza attiva, la vostra partecipazione questo 31 gennaio; inutile dire quanta importanza e quanto pesanti saranno quei momenti: 7 anni e 7 mesi ad aspettare questo giorno! Per questo vi chiediamo ancora di non lasciarci soli, di venire a trovarci al Polo Fieristico a Lucca, di stare un po' con noi a chiacchierare, mangiare insieme qualcosa, ad attendere con noi il pronunciamento di quelle parole che da tanto aspettiamo”.

Sindaco Viareggio: “Giustizia venga fatta”

Per assistere all’udienza è arrivato anche il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro: “La città chiede da tanti anni che giustizia venga fatta, e con il massimo rispetto delle istituzioni della magistratura e dei giudici, credo – ha detto prima di entrare – che le famiglie e la stessa città di Viareggio abbiano diritto ad avere risposte”. Il sindaco, dopo aver ricordato anche le troppe polemiche e le troppe discussioni anche sui morti, si è augurato che oggi “possa chiudersi questo capitolo, che venne causato da un'esplosione assurda che secondo me fu causata dalla negligenza di qualcuno”. Del Ghingaro ha anche sottolineato come Viareggio ha fatto da sempre una testimonianza chiara dell'importanza che nelle stazioni delle città i treni transitino a velocità ridotte: “Dopo la strage a Viareggio transitano a 50 km all'ora”.

33 le persone imputate

Erano totale 33 gli imputati accusati insieme alle società, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo, lesioni gravi e gravissime. Al termine della prima fase del dibattimento i pubblici ministeri Giuseppe Amodeo e Salvatore Giannino avevano chiesto pene complessive per più di 250 anni di carcere. La condanna più pesante, di sedici anni, era stata richiesta proprio per Mauro Moretti. Ci sono volute 140 udienze per arrivare alla sentenza di primo grado di oggi.

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