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Strage di cavallucci marini in Puglia, spediti in Cina per farne liquore e afrodisiaci

La denuncia di un ambientalista che ha mostrato alcune foto provenienti dalla Cina dove i cavallucci, confezionarti come merce preziosa insieme alle oloturie, sono venduti con una specie di marchio made in Italy che raffigura la Penisola a indicare l’ottima provenienza del prodotto. Indaga la Capitaneria di Porto.
A cura di Antonio Palma
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Cavallucci marini catturati e venduti a pochi centesimi in Italia, contravvenendo alle leggi e distruggendo anche l'ecosistema locale, e spediti poi in Cina dove invece alimentano un lucroso mercato nero. È quanto ha denunciato nei giorni scorsi l'ambientalista Luciano Manna, documentando e portando alla luce una vera e propria filiera illegale che va dai pescatori abusivi in Puglia e in particolare nel Tarantino, fino ad Hong Kong passando per alcune attività di ristorazione ed export. Secondo la denuncia di Manna attraverso il sito da lui fondato VeraLeaks, i cavallucci sarebbero pescati nel mar Piccolo e nel mar Grande di Taranto e rivenduti a poche decine di centesimi al chilo, aumentando però di valore mentre passano tra gli intermediari fino a essere rivenduti a svariate centinaia di euro al chilo in Cina dove sono usati sia per scopi medicinali che alimentari.

Lo stesso ambientalista ha mostrato alcune foto provenienti dalla Cina dove i cavallucci, confezionarti come merce preziosa , sono venduti con una specie di marchio made in Italy che raffigura la Penisola a indicare l'ottima provenienza del prodotto. "I cavallucci marini sono utilizzati per la produzione di un particolare liquore e lasciati a macerare nell’alcool. Quelli ancora vivi, invece, so che vengono utilizzati come gadget. Una sorta di tamagotchi: immersi in acqua e gel crescono e si alimentano lì dentro. Fino a quando non muoiono. So che è un uso reale che viene fatto in Cina di questi animali, ma non so nello specifico se, anche quelli presi a Taranto, fanno questa fine" ha raccontato Manna.

Insieme ai cavallucci vengono pescate e vendute anche le oloturie, conosciute come cetrioli di mare, usate a fini alimentari cosmetici o farmaceutici in Asia dove possono arrivare a costare anche 600 dollari al chilo. La merce spesso viene venduta tramite la nota app di messaggeria istantanea WeChat dove domanda e offerta si incontrano e confrontano sui prezzi. "Affari milionari generati da ecoreati che devastano il nostro già compromesso equilibrio marino" denuncia Manna. Sul caso verrà presentato un esposto in procura, mentre la Capitaneria di porto ha annunciato un’immediata indagine. "Sappiamo dei cavallucci marini, anche se non abbiamo mai intercettato questa attività illecita, al contrario delle oloturie, oggetto di numerosi sequestri. Sarei cauto nell’affermare che il mercato è così florido, ma sicuramente esiste e stiamo avviando alcune verifiche" ha dichiarato il comandante della Capitaneria di porto di Taranto, aggiungendo: "Gli asiatici trovano sponda nella frangia della marineria tarantina illegale e connessa alla malavita: non sono pescatori, ma criminali che si sono inseriti anche in questo settore".

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