Thilafushi, l’isola spazzatura delle Maldive: cosa si nasconde dietro i resort di lusso

Nell'immaginario comune le Maldive sono sinonimo di un mare limpidissimo e paradisiaco, spiagge incontaminate e resort di lusso che offrono viste mozzafiato delle isole e esperienze indimenticabili. Un paradiso terrestre che ogni anno attira milioni di turisti da tutto il mondo, spesso persone che risparmiano per anni per andarci o che decidono di trascorrere proprio in queste isole la loro luna di miele ad esempio. Eppure, a pochi chilometri da questi posti incredibili, esiste un luogo che racconta una storia molto diversa e che è la prova vivente di come l'uomo stia rovinando il mondo in cui vive. Si chiama Thilafushi ed è conosciuta come l’isola spazzatura, il simbolo più evidente del prezzo ambientale pagato da uno dei Paesi più fragili del pianeta.
Perché Thilafushi è chiamata l’isola spazzatura
Thilafushi non è un'isola con una lunga storia alle spalle. Nasce negli anni Novanta come soluzione d’emergenza a un problema crescente: lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalla capitale Malé e dalle isole turistiche circostanti. In origine era una laguna artificiale, progressivamente riempita con tonnellate di rifiuti solidi, industriali e tossici. Giorno dopo giorno, l’isola è cresciuta letteralmente sulla spazzatura, senza un sistema strutturato di gestione o trattamento. Qui finiscono plastica, metalli, scarti alimentari, ma anche batterie, materiali elettronici e residui pericolosi, spesso bruciati a cielo aperto o abbandonati vicino al mare. Un accumulo continuo che ha trasformato letteralmente Thilafushi in una bomba ecologica nel cuore dell’oceano Indiano, proprio accanto a hotel e villaggi turistici di lusso.

Il paradiso delle Maldive
L’immagine delle Maldive come paradiso incontaminato è costruita su luoghi iconici come le acque cristalline di Ari Atoll, i fondali di Baa Atoll o le ville sull’acqua di Hulhumalé. Ma dietro questo scenario idilliaco si nasconde una realtà fatta di consumo intensivo di risorse, produzione massiccia di rifiuti e fragilità ambientale estrema. I resort di lusso e i villaggi turistici, spesso collocati su isole private, generano enormi quantità di scarti che finiscono per gravare su Thilafushi, lontano dagli occhi dei visitatori. L’ipocrisia è tanta ed è proprio tutta qui: un turismo che promette natura incontaminata mentre contribuisce a comprometterla, spostando il problema altrove. In un Paese minacciato dall’innalzamento del livello del mare e dall’erosione costiera, l’esistenza stessa di un’isola spazzatura mette in discussione il modello di sviluppo su cui si regge il sogno delle isole Maldive.
