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In Italia il turismo non cresce: inflazione e caro prezzi pesano sulle scelte dei cittadini

Secondo i dati Istat il comparto rimane stabile rispetto allo scorso anno, ma non riesce ancora a raggiungere i livelli pre-Covid. Le cause principali sono gli incrementi delle spese che fanno desistere i consumatori dal partire. Il Codacons chiede al Governo di intervenire calmierando le tariffe.
A cura di Annachiara Gaggino
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Rimangono stabili i livelli di turismo nel 2023. Rispetto allo scorso anno il numero dei viaggi non ha visto grossi incrementi, mantenendosi più basso rispetto a quello pre pandemico, con un -27% sul 2019. Secondo quanto rilevato dall'Istat nel report "Viaggi e vacanze in Italia e all'estero" non crescono nemmeno i viaggi all'estero, che nel 2022 avevano visto una forte ripresa e che quest'anno segnano un decremento del 35,6% rispetto al pre Covid, nessuna variazione nemmeno per quanto riguarda i viaggi in Italia, che non recuperano il 24% di scarto sul 2019. Gli italiani preferiscono le vacanze di 4 o più notti, che però non registrano un sostanziale mutamento.

Il turismo messo a rischio dai rincari

Secondo le associazioni dei consumatori la mancata crescita nel settore turistico è dovuta al rincaro dei prezzi che ha pesato sulle scelte dei cittadini, che hanno ridotto le spese per viaggi e notti fuori casa. "Nel periodo estivo che va da luglio a settembre le vacanze di 4 o più notti sono calate infatti del -12,6% rispetto al 2022, e si riduce fortemente il numero di italiani che nello stesso periodo si è concesso una vacanza: 31,5% contro il 35,8% del 2022 e 37,8% nel 2019", ha affermato Gabriele Melluso, presidente di Assoutenti. "A pesare sul drastico crollo delle partenze sono gli aumenti che hanno interessato prezzi e tariffe nel comparto dei viaggi: basti pensare che i biglietti dei voli nazionali sono rincarati nel 2023 in media del 37,8% su base annua, quelli dei voli europei del 16,4%, +10,8% i voli internazionali. I listini di alberghi e motel sono aumentati del 14% e i pacchetti vacanza del 16,1%. Ma a salire sono anche tutti i servizi legati alle vacanze, dai ristoranti (+5,3%) ai parchi divertimento (+8,55), passando per musei e monumenti storici (+3,2%)". Uno scenario che ha allarmato il Codacons, che ha chiesto "misure per calmierare prezzi e tariffe nel comparto turistico". Secondo quanto notato dall'associazione sempre più italiani rinunciano alle vacanze, che diventano un lusso riservato ai più ricchi.

"Siamo di fronte ad una debacle del turismo, con le partenze degli italiani che si riducono di oltre un quarto rispetto al periodo pre-Covid", ha chiosato Carlo Rienzi, presidente del Codacons. "È sempre più difficile per i cittadini concedersi una vacanza fuori dai confini nazionali. Questo perché le tariffe nel comparto turistico sono del tutto fuori controllo e hanno raggiunto livelli insostenibili per una ampia fetta di popolazione. Un trend preoccupante che prosegue anche nel 2024, e che deve portare il Governo a studiare misure specifiche per calmierare i prezzi nel settore, affinché i viaggi non siano un lusso riservato ai ricchi ma una opportunità per tutti". Anche Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori esprime il suo parere sulla questione: "La perdita del potere d'acquisto dovuta all'inflazione e le bollette di luce e gas alle stelle pesano troppo sulle tasche degli italiani e finiscono per incidere sui loro spostamenti e sulle loro vacanze. Le spese non obbligate non possono certo andare bene se la gente vede intaccare i propri risparmi pur di arrivare a fine mese".

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