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Mika si racconta a Fanpage.it: “L’adolescenza non finisce mai, senza errori saremmo noiosi”

Mika ha conquistato la scena musicale con uno stile pop e ricercato al tempo stesso. Fanpage.it l’ha intervistato alla vigilia del concerto in Arena di Verona.
A cura di Beatrice Manca
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Colore, musica, stile: Mika ha l'energia dei fuochi d'artificio. Quest'estate ci ha fatto cantare con il singolo Yo-Yo e il 19 settembre Mika riempirà l'Arena di Verona con la sua musica. L'evento di Verona riassume la filosofia creativa del cantautore libanese: il rapporto intimo con il pianoforte e poi un magico gioco di luci e colori. Mika ha conquistato la scena musicale con brani trascinanti che fanno commuovere e ballare allo stesso tempo, ma anche con look coloratissimi che hanno fissato uno stile unico: colorato, ricercato, liberatorio. Fanpage.it l'ha intervistato per parlare della sua idea di pop e dei grandi amori: la musica, la moda, gli spaghetti al pomodoro.

Mika ha dieci album all'attivo, ma si è imposto nel panorama pop anche per i suoi abiti che coniugano eleganza e irriverenza pop, rigore sartoriale e un'esplosione di colore. Le sneakers indossate sotto i completi colorati sono diventate la sua firma, così come come le t-shirt e le stampe vivaci. Durante l'Eurovision Song Contest abbiamo visto il cantante con raffinati completi firmati Valentino, impreziositi da fiori ricamati e paillettes. Oggi il colore nel guardaroba maschile è la regola, ma Mika ha rinnovato lo stile maschile quando in tv si vedevano al massimo giacche di pelle o completi blu navy. Le sue icone di riferimento, dice, hanno uno stile fuori dalle mode e dal tempo: gli abiti di Christian Dior negli anni Cinquanta o di Balmain degli anni Sessanta, per esempio. "Pensiamo a Cary Grant o a Gene Kelly, con i suoi pantaloni alti e la maglietta bianca. Cosa c'è di più stiloso per un uomo?". L'elemento chiave del suo stile? Il colore. Una tinta vivace, spiega, fa spiccare anche il più classico degli abiti in stile Sevile Row. Il rosa, finalmente sdoganato per entrambi i generi, è più "disturbante" che un abito punk con strappi e borchie.

Mika con un completo Valentino
Mika con un completo Valentino

Mika, libanese naturalizzato britannico, ha scelto l'Italia come seconda casa ed è diventato un amato volto televisivo prima come giudice di X-Factor, poi come conduttore di Stasera CasaMika, fino all'avventura con l'Eurovision, accanto a Laura Pausini e Alessandro Cattelan. Di quell'evento ha un ricordo speciale: l'esibizione della Kalush Orchestra, i vincitori ucraini della competizione musicale europea. "Il Palasport tremava. Avevo i brividi, sapevo che era un momento importante nella cultura pop europea non lo dimenticherò mai". Il pop, per lui, non è un genere "basso" e "leggero" in contrapposizione con un'idea "alta" di musica. Pop e cultura non sono concetti antitetici, anzi: "Se pensi ai ricordi di infanzia ci saranno alcuni momenti pop, o di musica pop, fissati in modo indelebile. Il pop esiste relativamente da poco tempo nella storia umana, cambia alla velocità della luce, ecco perché è un interessante soggetto d'arte".

Mika all'Eurovision in Valentino
Mika all'Eurovision in Valentino

Mika non ha assorbito solo la lingua italiana, ma anche la cultura, le abitudini, l'ironia. Quando gli chiediamo chi è l'icona italiana con cui vorrebbe andare a cena, ci stupisce con una tavolata intera che va da Gianni Versace a Baby K. "Mettiamo a questo tavolo Ornella Vanoni, Paolo Conte, l'autrice Silvia Avallone e Rocco Siffredi che però deve comportarsi bene – dice ridendo – Quindi vicino ci vuole Elio, di Elio e le storie tese per controllarlo. Poi Ettore Sottsass, Viviana Varese e Baby K. E sapete chi potrebbe difendersi meglio di tutti? Baby K".

Mika nel 2015
Mika nel 2015

Di Mika colpiscono due cose: la naturale calma, quasi serafica, e l'immensa cultura. Parla un ottimo italiano e riesce a magnetizzare l'attenzione di chi lo ascolta anche quando non canta. Il viso incorniciato dai ricci è quello dei tempi di Grace Kelly, il suo primo grande successo, ma nelle risposte trasuda una nuova consapevolezza di sé e del suo percorso. Molte canzoni sono dedicate al periodo dell'adolescenza, ma al se stesso adolescente non ha grandi consigli da offrire: "Sarebbe arrogante pensare che io sia migliore oggi della persona che viveva quelle sfide quando aveva 15 o 16 anni. Sarebbe un insulto dirmi ‘non fare quell'errore'. Dobbiamo fare errore e continuare a farli, altrimenti diventiamo piatti, noiosi". Secondo lui, metaforicamente, l'adolescenza non finisce mai: "È il cambiamento, quando ci mettiamo in dubbio e entriamo in crisi. L'idea che un adulto vada in crisi la associamo a un breakdown. Perché? È normale, va bene così". A chi però sta attraversando adesso il periodo dell'adolescenza dice: "Non avere fretta. Ogni cosa ha il suo momento, prendi il tuo tempo". Per citare un suo ritornello: relax, take it easy.

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