Stare insieme finché non lo odi: la teoria tossica di chi proprio non vuole lasciare

Su TikTok molte donne si stanno aprendo su una teoria diventata virale, che riguarda le relazioni di coppia. La piattaforma, oltre a balletti e tutorial make-up, si sta configurando come una sorta di confessionale dove le persone riversano le proprie esperienze. Si parla spesso di rapporti interpersonali, che si tratti di amicizie o frequentazioni o ancora matrimonio. Settimane fa, era argomento di discussione il cosiddetto fenomeno del Shrekking: "accontentarsi" di una persona per non stare da soli. Adesso, invece, in tanti stanno approfondendo un altro modo di vivere le relazioni e in tantissimi stanno dicendo la propria. C'è chi è d'accordo con la teoria, chi l'ha messa in pratica in passato trovandosi bene, chi viceversa l'ha sperimentata e non la consiglia. Consiste nello stare con una persona e sopportare tutto fino a quando ogni sentimento si trasforma in puro odio e ci si può finalmente lasciare.
La teoria del "Stacci insieme finché non lo odi": pro e contro
Questa teoria riguarda la fine di una relazione, il modo in cui si chiude un rapporto di coppia. Non è mai un momento facile, questo è chiaro: significa archiviare un pezzo di vita, allontanarsi da qualcuno che abbiamo amato. Eppure a volte e per i più svariati motivi è l'unica cosa giusta da fare. Questa chiacchierata strategia virale su TikTok, di cui in tantissimi ne stanno parlando, consiste nello stare con una persona finché non si arriva ad odiarla. Significa stare insieme fino a quando proprio non se ne può più dell'altro, fino a quando non sopraggiunge una sorta di repulsione per il partner che ci spinge a voltargli le spalle. In questo modo si lascia consumare la storia lentamente e inesorabilmente, senza concretizzare una decisione che dentro di sé già esiste. Si lascia passare il tempo, si continua a soffrire potenzialmente, ma si aspetta un punto di rottura estremo, la classica "goccia che fa traboccare il vaso" che non consente più altro temporeggiamento.
Questa è la modalità tipica di chi proprio non sa o non vuole lasciare l'altro e non è certo questione di altruismo, quanto piuttosto di egoismo: la paura di restare soli. Si preferisce questo stillicidio, goccia dopo goccia, pur di non prendere la decisione più drastica, che implicherebbe comunque una quota di sofferenza e di responsabilità, che non ci si vuole però accollare. Si aspetta che subentrino tutti i sentimenti negativi possibili verso il partner.
Molti, nei video, dicono che in questo modo sono sicuri di avere la coscienza a posto: sono sicuri di aver tentato davvero il tutto per tutto per restare e andare avanti, per far funzionare le cose, così da non avere rimpianti un giorno. Ma gli specialisti non sono d'accordo e anzi, la loro interpretazione è quella di una vera e propria dinamica tossica.
La creatrice della tendenza virale Meg Neil (@themegneil), la prima a farci un video, ha raccontato che mettendo in pratica questo metodo è riuscita a uscire da una relazione di quattro anni senza crollare. "Sono stata con lui fino a odiarlo", ha dichiarato nel video condiviso su TikTok. Invece di spiegare il proprio stato d'animo all'altro, cercare un cambiamento, confrontarsi su come impegnarsi per uscire dalla crisi, semplicemente ha lasciato fluire le cose, staccando la spina alle sue emozioni. In questo modo cose che di lui col tempo la facevano arrabbiare, anche comportamenti o piccole azioni, l'hanno lasciata poi indifferente, perché le ha sopportate fino all'ultimo. "Lascia anche che ti manchino di rispetto" ha detto: non reagire è funzionale a raggiungere il giusto livello di odio, quello necessario per riuscire finalmente a chiudere.
Molte donne si sono trovate d'accordo. Nei commenti si legge: "Mi dispiace dirlo, ma è l'unico modo per avere la certezza di voltare pagina", "Il modo migliore per andarsene", "Non reagire: odio dirlo ma funziona". Uno dei video di risposta più visti, però, è quello dell'utente Amber Hutton (@ambermayhutton) che offre un'ottica diversa di riflessione: non basta provare odio per elaborare davvero una relazione. Bisogna comprendere gli errori, i propri e dell'altro, serve maturità e senso di responsabilità. "Decidere di andarsene e basta non è sempre la cosa più facile da fare, anche se è la scelta migliore a lungo termine" ha continuato. Insomma, il punto è che non è davvero necessario arrivare a un livello intollerabile di odio per porre fine alle cose, anche perché questo spesso implica passare attraverso la frustrazione, l'isolamento, il silenzio, le mancanze di rispetto. E questa negatività che implode nella relazione, esplode poi in altri ambiti: la famiglia, il lavoro.
Bisogna chiamare le cose col proprio nome: è incapacità di fronteggiare le emozioni, incapacità di comunicare all'altro i propri bisogni, ciò che piace certo ma anche ciò che non piace. Piuttosto che accumulare drammi su drammi, rancori su rancori, bisognerebbe lavorare su se stessi e sul proprio rapporto sull'altro accogliendo ogni emozione ed elaborandola, facendoci i conti, senza restare immobili facendosi consumare da loro in attesa che i problemi spariscano da soli come per magia.