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Rinunciare al sonno per chattare online: che cos’è il Vamping (che spopola tra gli adolescenti)

Come i vampiri di Twilight vivono di notte, ma senza uscire dalle loro camerette. Sono tantissimi gli adolescenti che di notte anziché dormire passano ore online a chattare con gli amici. Con la psicologa Biscione abbiamo parlato del fenomeno del vamping.
Intervista a Dott.ssa Maria Claudia Biscione
Psicologa e psicoterapeuta
A cura di Francesca Parlato
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I vampiri del nuovo millennio non hanno bisogno di incontrarsi in posti macabri e bui. I loro rendez vous sono virtuali e il loro nutrimento è la luce blu che emanano smartphone, computer e tablet. Il fenomeno del vamping, parola apparsa per la prima volta sul New York Times nel 2014 oggi è sempre più diffuso tra adolescenti e preadolescenti. Sono ragazzi e ragazze che passano le loro notti insonni a chattare, a giocare online, a stare sui social, a scambiarsi foto e video. Ma se nel 2014 si trattava di un comportamento tutto sommato confinato a piccoli gruppi di adolescenti-vampirioggi dopo il Covid e dopo tutte le restrizioni alla socialità che gli adolescenti hanno dovuto sopportare, il fenomeno è dilagato.

Sempre più adolescenti rinunciano al sonno per restare online

Così gli adolescenti non dormono. Dopo cena, chiusi nelle loro camerette, cominciano la loro vita notturna online. "Il fenomeno è sempre più frequente – spiega a Fanpage.it la psicologa e psicoterapeuta Maria Claudia Biscione – Alla base c'è proprio questo desiderio di rimanere sempre connessi e di comunicare costantemente con gli altri". Complice o colpevole di questo dilagare è stata sicuramente la pandemia. "Essendo impossibile mantenere rapporti sociali di persona, gli adolescenti hanno dovuto ripiegare sugli strumenti che gli offriva la tecnologia". Ma anche oggi che le restrizioni sono terminate quest'abitudine è rimasta. "Spostare la socialità tutta su un contenitore online denota una difficoltà ad avere rapporti con gli altri: molte ragazze e ragazzi preferiscono restare online perché hanno la sensazione di avere un maggiore controllo della situazione". Internet, un profilo Instagram diventano un rifugio, una tana da cui si può controllare tutto e decidere cosa mostrare o non mostrare di sé. "Poi molti adolescenti soffrono di ansie e disagi, avvertono una sensazione di vuoto. E queste sensazioni ovviamente, come succede anche agli adulti, di notte si acuiscono e alimentano il bisogno di non sentirsi soli e di non restare da soli con questo disagio. Per questo cercano i loro amici online".

Le conseguenze del vamping

La notte poi, nella mente degli adolescenti, è un momento di trasgressione. Non c'è il controllo genitoriale, non c'è un'organizzazione prestabilita, è il tempo della libertà. "Ci si può concedere una chiacchiera più lunga, un'interazione di tipo sessuale con il proprio fidanzato: non c'è la censura da parte dei genitori. Il tempo dedicato al riposo viene mutuato in un tempo di socializzazione". Ma il vamping comporta una rinuncia al sonno che può avere non poche conseguenze dal punto di vista fisico. "La deprivazione di sonno può comportare oltre che una fisiologica stanchezza anche a effetti come una maggior irritabilità o un calo di attenzione. Si sfasano completamente i ritmi sonno veglia e questa stanchezza emotiva oltre che fisica può portare anche alla depressione. In alcuni casi ci sono stati dei tentativi di suicidio, casi di adolescenti che vivevano con un senso di alienazione totale". Il rischio è che il malessere generi altro malessere, come un cane che si morde la coda. "Più non ci si mette in gioco, più non ci si allena a superare frustrazioni e paure, più le paure aumentano e si trasformano anche in somatizzazioni". 

Vamping: consigli per i genitori

Sequestrare gli smartphone oggi è impossibile e probabilmente sarebbe anche controproducente. Ma se un genitore si rende conto che il proprio figlio ha una dipendenza dalle tecnologie e passa ore, anche di notte, online, non può restare a guardare. "Il fenomeno ormai riguarda anche i preadolescenti. In quel caso, essendo più piccoli, si può provare a limitare l'utilizzo del telefono ed eventualmente anche non lasciare che li usino di notte. Quando invece sono più grandi è bene provare a costruire insieme delle regole, a condividerle con loro, a stabilire insieme quanto tempo e quante ore possono passare con il loro smartphone. Ma non deve essere un divieto totale – ribadisce Biscione – quello non sarebbe affatto risolutivo, troverebbero degli escamotage". Il dialogo in questi casi diventa fondamentale. "Proviamo a chiedere loro da dove viene quest'esigenza di restare anche la notte sui social. Cerchiamo di capire quale è il disagio che vivono. Parlare, aprire un dialogo, cercare un canale di comunicazione è il miglior metodo che abbiamo a disposizione per aiutare i nostri figli". 

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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