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Natale 2025

“Fare l’albero di Natale a novembre fa bene, ma attenti al senso di fastidio”: il parere della psicologa

Abbiamo intervistato una psicologa per capire perché sempre più persone fanno l’albero di Natale in anticipo, spesso un modo per ritrovare magia e leggerezza.
Intervista a Dott.ssa Chiara Simonelli
Psicoterapeuta e sessuologa alla Fondazione Sapienza di Roma
A cura di Elisa Capitani
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Il Natale porta con sé colori, odori e sapori, oltre che ricordi preziosi per tutti noi. In un mondo in cui le persone vivono giornate stressanti, immerse in un tran-tran quotidiano continuo e incessante, a volte appena finite le vacanze estive si inizia a fare il count down per Natale. Non solo le feste natalizie sono associate a vacanze in famiglia e riposo, ma sono spesso viste come uno dei periodi più felici dell'anno. Allora molti si chiedono perché non anticipare le decorazioni e non fare l'albero di Natale qualche settimana o addirittura un mese prima del fatidico 8 dicembre, data in cui per tradizione si addobba casa. Chi prende questa decisione dice che avere la casa decorata li rende più felici e li riporta a un periodo infantile in cui erano più spensierati. Questa anticipazione non è soltanto un cambio di abitudine, ma un gesto che racconta la ricerca di un rifugio emotivo, un ritorno consapevole a un immaginario infantile che allevia stanchezza, stress e frustrazioni del quotidiano. Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Chiara Simonelli, psicoterapeuta e sessuologa alla Fondazione Sapienza di Roma, che ci ha spiegato quali meccanismi psicologici spingono le persone a fare l'albero di Natale in anticipo e che invita a guardare l’albero non come a un semplice addobbo, ma come a un linguaggio affettivo che parla direttamente alla parte più vulnerabile di ognuno di noi.

Tornare alla magia di quando si era piccoli

La spinta più profonda che porta ad anticipare l’albero è il desiderio di riavvicinarsi a un universo fiabesco in cui tutto appare possibile e rassicurante. Simonelli lo definisce "un’atmosfera un po’ magica delle favole in cui si regredisce tutti all’età infantile in maniera molto positiva per la psiche". Le decorazioni riattivano la capacità, tipica dei bambini, di sorprendersi davanti a luci, profumi, oggetti semplici che diventano simboli di attesa e meraviglia. Fare l’albero presto significa allora prolungare una dimensione emotiva che l’età adulta finisce spesso per comprimere. Come ricorda Simonelli, "si torna alle favole, quelle belle, quelle con l’happy ending", e questo ritorno non è un capriccio nostalgico, ma una forma di autoregolazione psicologica: un modo per alleggerire il carico mentale, sottrarsi al ritmo rigido delle giornate e ritrovare un frammento di quella delicatezza che, da piccoli, sembrava naturale. Non stupisce, poi, che questo gesto sia ancora più potente quando in casa ci sono bambini, perché la loro meraviglia, dice la psicologa, "è sempre sincera" e contagia gli adulti "di luce riflessa".

Quando la magia non stanca davvero

La domanda che molti si pongono è se, alla lunga, le decorazioni possano perdere il loro potere emotivo. Simonelli chiarisce che non esiste una risposta universale: "Questo dipende soggettivamente anche da come sta la persona, da come è fatta di carattere. Per chi vive un periodo complesso, la scintillante cornice del Natale può provocare un senso di dissonanza, quasi un fastidio: quella luce continua a brillare anche quando dentro o attorno succede qualcosa di doloroso, quando nella porta accanto c’è la tragedia". Ma a chi non porta un peso emotivo particolarmente forte, di solito gli addobbi non risultano mai troppo, "a meno che una persona non abbia visioni negative in generale nella vita e allora lì centra poco l'albero di Natale", ride, ndr. In assenza di fattori di sofferenza, dunque, la magia delle decorazioni non si esaurisce. Anzi, spesso si rafforza. Infatti, prolungare la presenza dell’albero permette di costruire un tempo dilatato, più lento, in cui ritrovare ogni giorno un piccolo spazio di leggerezza. È significativo che molte persone finiscano per smontare tutto in ritardo, sospirando, quasi a voler trattenere il più possibile quel margine di incanto.

Una scelta personale che parla di libertà emotiva

Stabilire quando sia "giusto" o "sbagliato" fare l’albero è dunque un esercizio inutile. Ognuno risponde alle proprie esigenze interiori, ai propri ricordi e al proprio modo di vivere la festa. La psicologa lo dice con chiarezza: "Ognuno è libero di sentirsi come meglio crede, senza nessun tipo di vincolo o di giudizio altrui". L’unica accortezza è evitare di attribuire agli addobbi il potere di risolvere problemi profondi, perché quest'ultimi non potranno sciogliere angosce o sofferenze, ma possono offrire un momento di spensieratezza a chi riesce a concedersela. Il senso dell’albero anticipato, quindi, non è nel calendario, ma nel bisogno individuale di riattivare una parte di sé che nella vita quotidiana rimane spesso compressa, schiacciata o taciuta. Una parte fatta di favole, di sogno, di piccoli incanti, come quando si era bambini. E se quel sogno dura qualche settimana in più, conclude la psicologa, "di certo male non fa".

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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