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Dal cibo sano alla palestra: quanto spendiamo per il nostro benessere?

Quanto vale la wellness economy? Un report del Global Wellness Institute ci indica quali sono i settori, turismo, alimentazione, fitness e meditazione, in cui siamo disposti a spendere di più.
A cura di Francesca Parlato
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Quanto ci costa stare bene? Quanto ci costa il benessere, che va dalla palestra, agli integratori, passando per la spa e le terapie più innovative? Secondo il report annuale ‘The global wellness economy: looking beyond Covid’ , presentato a Boston dal Global Wellness Institute (GWI) la wellness economy vale in tutto il mondo 4mila e 400 miliardi di dollari, nell'ultimo anno, da quando il Covid ha cambiato le nostre vite, questa è la cifra investita globalmente per migliorare il nostro stato di salute. Il calo, rispetto all'anno precedente, è dell'11%, ma le stime dicono che l'intero settore si rimetterà in sesto con una media del più 10% già da quest'anno, fino almeno al 2025.

Palestra e app per allenarsi

Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia è stato quello delle palestre e delle piscine che hanno registrato un -44% nel 2020, e molte delle attività che si svolgevano in sede si sono trasferite online, creando così una nuova cultura del fitness, dove l'allenamento si può fare a distanza, in streaming, con un personal trainer, in gruppo o in solitaria, in diretta oppuere in differita. Basti pensare che, come registra il report, nel 2020 sono state lanciate oltre 70mila nuove app dedicate al fitness e al benessere e i download sono aumentati di circa il 30% soltanto nell'ultimo anno. Moltissimi di questi stessi utenti, si legge ancora nel rapporto, hanno anche acquistato l'attrezzatura necessaria per allenarsi in casa, dai tappetini ai tapis roulant, passando per le cyclette alle kettle-bells. Tutte le attività che un tempo si svolgevano nei grandi saloni delle palestre con il parquet si sono spostate nel salotto di casa, yoga, danza, barre, spinning e anche crossfit, Youtube e Zoom sono diventati i nostri nuovi tempi del fitness e si stima che entro il 2025 l'offerta di fitness ibrido (digitale e dal vivo) raddoppierà globalmente i guadagni raggiungendo gli 1.2 trillioni di dollari.

Meditazione e mindfulness

La pandemic fatigue non ha risparmiato nessuno e non è strano allora se nell'ultimo anno sia aumentato il bisogno di rilassarsi, di ritrovare un contatto con sé stessi e di ricentrarsi, principalmente attraverso tecniche meditative. Se già prima del Covid c'era una crescente attenzione verso le pratiche come mindfulness e yoga, non stupisce che oggi il settore sia in forte crescita. Il mercato su meditazione e mindfulness è cresciuto del 25% e quello sui metodi "senti, dormi e medita" del 12,4% e si prevede un aumento del 10% annuo fino al 2025. Ma anche il consumo e l'acquisto di alcune sostanze come nutraceutici, erbe, cannabis, funghi, bevande e cibi funzionali per il benessere ed il rilassamento mentale sono cresciute nell'ultimo anno e si registra un aumento dell'11,6%. In aumento anche libri, corsi, app, seminari e ritiri incentrati sul self-help, per migliorare sé stessi.

Turismo wellness

Nessun miglioramento nell'ultimo anno per il settore dei viaggi benessere. Il turismo è uno dei mercati che ha subito le perdite più dure a causa del Covid, con un crollo del 43%, e quello dedicato in particolare al benessere ha registrato un -39%. Le partenze verso località termali o destinazioni definite wellness ci sono state, circa 601 milioni, ma gli analisti del report si aspettano un aumento nel 2022 significativo. Hotel, resort, spa, terme e località di questo genere, saranno sempre più gettonate e si prevede un incremento del 17% fino al 2025 e il doppio dei ricavi, pari a circa 150.5 miliardi di dollari.

Il benessere a tavola

Il cibo è uno dei pochi settori che non ha risentito della crisi del Covid. L'attenzione verso cibi salutari, privi di grassi, zuccheri, carboidrati, senza conservanti o addizionati con sostanze salutari, è aumentata e nei paesi industrializzati il trend verso questo tipo di acquisto è salito del 3,6%. Ma non è detto che le etichette -senza o -free siano davvero migliori per la salute. Pensiamo soltanto al consumo di alimenti gluten free, senza che ci sia una vera necessità dal punto di vista fisico. Come spiegano gli autori del report consumare alimenti confezionati con un'etichetta che li fa apparire healthy non vuol dire mangiare sano. Questo tipo di etichette salutistiche si trovano sul 72% dei prodotti confezionati e comprendono cibi già porzionati per la dieta, integratori, sostituiti del pasto per un mercato che (includendo anche vitamine e abbonamenti in streaming con nutrizionisti, dietisti e motivatori) raggiungerà ben 1,2 trilioni di dollari con un incremento del 5 % annuo da oggi al 2025.

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