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Che cos’è il resfeber, la tachicardia che anticipa l’inizio di un viaggio

Resfeber è quel battito irrequieto che senti ogni volta prima di partire. Si tratta di una sensazione che mescola eccitazione e ansia, ma può diventare un alleato per vivere il viaggio con consapevolezza e curiosità.
A cura di Elisa Capitani
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Può capitare che prima di una partenza ci assale un insieme di emozioni contrastanti, un mix di tachicardia, curiosità e inquietudine. Si ha quella sensazione che qualcosa sta per accadere e non sai bene cosa, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro. Spesso è difficile esprimere determinati sentimenti oppure non ci sono nella nostra lingua dei termini che possano descrivere fedelmente quello che proviamo, ma in questo caso, per questa sensazione tutta particolare associata al viaggio, esiste una parola svedese perfetta: resfeber. Si tratta di una sorta di febbre da viaggio, che ci assale alla soglia della partenza e ci ricorda che partire è anche lasciarsi alle spalle qualcosa, sebbene per poco tempo. Ecco che cos'è esattamente il resfeber, perché accade e come affrontarla senza farsi sopraffare.

Che cosa si intende con il termine Resfeber

Resfeber è un termine svedese che tradotto letteralmente indica il battito cardiaco irrequieto e l'agitazione mista a eccitazione che si provano prima di un viaggio.  Non va confusa con la semplice voglia di viaggiare, proprio come il tedesco wanderlust, ma differente, perché mette in luce l’irrequietezza, l’ansia a metà strada tra eccitazione e paura, che molti provano quando stanno per lasciare quello che conoscono per l’ignoto, anche se per poco tempo. È una sensazione che si manifesta anche in chi ama viaggiare, non solo nei principianti: esplorare significa anche uscire da una zona di comfort, sempre e comunque.

Cosa ci rivela sul nostro modo di viaggiare

La Resfeber non è solo una sensazione fisica, è un riflesso di come il viaggio cambi lo sguardo su noi stessi e sul mondo. Quell'irrequietezza che appare quando ci rendiamo conto che stiamo per abbandonare ciò che è famigliare, la quotidianità e la routine di casa, i volti che conosciamo, la stabilità, per imbarcarci in qualcosa di nuovo, imprevedibile, è qualcosa che ci permette di cambiare prospettiva sulle situazioni, sulle persone e in generale su ciò che ci circonda. È per questo che, più che semplice trepidazione o eccitazione, la resfeber porta con sé la consapevolezza dell’ignoto e della trasformazione. Un viaggio che inizia non comporta solo lo spostarsi da un luogo all’altro, ma spesso anche lo spostarsi di qualcosa dentro di noi. In quest’ottica, la sensazione assume valenza quasi simbolica, rappresenta il cambiamento costante dell'essere umano, che a volte può avvenire solo con un'altra prospettiva.

Come trasformarla in risorsa anziché ansia

Affrontare la Resfeber significa dar luogo a una scelta personale, perché si tratta di una sensazione che possiamo vivere come un fastidio o come alleata. Personalmente, credo che quando riconosciamo quel battito accelerato come segnale di apertura e non come ostacolo, allora può diventare motore. Prepararsi al viaggio mentalmente può aiutare: raccogliere informazioni, visualizzare il cambiamento, lasciare un poco di spazio all’incertezza. Al contempo, accettare che l’irrequietezza sia legittima e parte del processo aiuta a non subirla passivamente. Così forse la resfeber smette di essere paura di partire e diventa anticipazione positiva del viaggio, un modo per entrare nella dimensione nuova in modo consapevole e entusiasta.

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