Sinner rompe il silenzio su Ferrara, incalzato dalle domande in conferenza: “È tutto diverso”

Jannik Sinner ha rotto il silenzio sul ritorno nel suo staff di Umberto Ferrara, il preparatore atletico licenziato per il caso Clostebol e poi riassunto dopo aver mandato via Panichi e Badio. E se in precedenza, anche a Cincinnati, era stato molto restio ad affrontare l'argomento tanto da tagliare corto con "non c'è altro da dire", dopo la vittoria contro Auger-Aliassime non ha potuto, voluto sottrarsi alle domande più articolate e mirate del giornalista americano, Ben Rothenberg. "Avevo bisogno di qualcuno che conoscesse meglio il mio corpo", è la risposta e al tempo stesso il gancio che ha permesso al reporter di metterlo alle strette, costringendolo ad aprirsi un po' di più spiegando la sua versione dei fatti.
Sinner spiega perché ha richiamato Ferrara nello staff
Il cronista non si è limitato a chiedere genericamente, come avvenuto in un conferenza stampa precedente, perché il numero uno al mondo ha preso quella decisione apparsa impopolare, alla luce della vicenda doping conclusa con 3 mesi di sospensione dopo il patteggiamento con la Wada. Ed è riuscito ad aprire una breccia nel muro di riservatezza del campione, trovando il giusto appiglio per strappargli qualcosa in più di una replica telegrafica.
L'approccio ha portato Sinner a dire chiaramente qual è stato il motivo che lo ha spinto a richiamare Ferrara. Non avrebbe mai voluto interrompere la collaborazione? E quando lo ha fatto se n'è forse pentito? "Era una situazione diversa – ha ammesso l'alto-atesino -. Adesso è tutto differente. In questo momento avevo bisogno di qualcuno che conoscesse meglio il mio corpo perché…" e qui prende una pausa trincerandosi di nuovo dietro quel "abbiamo detto tutto nel comunicato, quindi va bene così".

Differenza con Panichi: "Conosce meglio il mio corpo"
Troppo tardi, la breccia era aperta. Sinner ha prestato il fianco al quesito successivo: ovvero, cosa intende con "conoscere meglio il mio corpo"? Quale peculiarità ha Ferrara che Panichi non aveva? "Abbiamo lavorato insieme per circa due anni prima che la nostra collaborazione si fermasse – ha aggiunto Sinner -. E con lui ho sempre avuto buone sensazioni. Il suo lavoro mi ha portato molti benefici perché sono riuscito a migliorare sulla mobilità, sulla stabilità e sulla resistenza. Anche con Panichi mi sono trovato bene, ma forse non era la scelta più adatta".
Ultima riflessione che sorge spontanea, questa volta il riferimento è a chi sta dall'esterno e, non conoscendo determinate dinamiche, è rimasto molto sorpreso dalla scelta di Sinner. In buona sostanza, come s'è spiegato tanto clamore e meraviglia? E qui Jannik torna laconico. "Sono saprei dire".