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Sinner abbraccia Cahill, non servono parole: è il suo modo per dirgli che non è successo niente

Dopo il match vinto contro Ben Shelton nei quarti di finale del torneo di Parigi, durante il quale si era sfogato col suo team, Jannik Sinner ha sentito il bisogno di andare subito ad abbracciare Darren Cahill. Tutto alle spalle, tra i due non c’è bisogno di nessuna parola.
A cura di Paolo Fiorenza
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Il fatto è che noi siamo così abituati a vedere Jannik Sinner sempre così controllato nelle sue emozioni, in campo e fuori, che quando il campione azzurro dice appena una parola che assomigli a uno sfogo sobbalziamo sulla sedia. È esattamente quello che è successo venerdì sera a Parigi, durante il quarto di finale dominato contro Ben Shelton, che più serviva forte e più si vedeva arrivare risposte mortifere. Nel corso del secondo set Sinner si è rivolto in malo modo al suo angolo a bordo campo, dove – in assenza del coach Simone Vagnozzi, per turnover programmato (mancava anche il nuovo fisioterapista Alejandro Resnicoff) – c'erano l'altro allenatore di Jannik Darren Cahill, il preparatore atletico Umberto Ferrara e l'osteopata Andrea Cipolla. Parole che hanno fatto il giro del mondo all'istante e che Jannik ha sentito di dover ‘riparare' subito dopo il match, andando ad abbracciare Cahill, che per status e tipo di rapporto era quello che poteva essere stato colpito di più dalla vicenda.

Cos'è successo durante il match tra Sinner e Shelton a Parigi: lo sfogo di Jannik verso il suo team, Cahill non batte ciglio

Sinner aveva vinto con facilità il primo set 6-3 con due break, poi è andato subito 3-1 nel secondo. Andando a servire, ha perso il primo punto e sullo 0-15 ha fatto un evidente cenno al suo staff – che stava dall'altra parte del campo – per invitarlo sostenerlo. Jannik ha finito poi per perdere a zero quel turno di battuta, restituendo dunque immediatamente il break di vantaggio a Shelton, quasi fosse una reazione a quella mancanza di calore e incitamento che aveva percepito.

Dopo il cambio di campo e prima di accingersi a rispondere, il 24enne altoatesino è passato dai gesti alle parole, sfogandosi col suo team, che in quel momento era a un passo da lui: "Io faccio un break e voi ve ne state seduti", ha esclamato, accompagnando la frase con un bel "fucking" per far capire che non stava esattamente apprezzando il comportamento dei tre presenti. A quel punto si è visto Ferrara reagire con un "alé alé, forza", mentre Cahill non batteva ciglio.

Jannik sistema tutto con un abbraccio a Darren: non servono parole

Sinner ha poi sistemato tutto, prima in campo, brekkando Shelton all'ottavo gioco e chiudendo anche il secondo set 6-3, e poi dopo la partita con la sua squadra. In primis con Cahill, nei confronti del quale l'affetto non è inferiore alla stima e che sta cercando di convincere a continuare a seguirlo anche dopo il prossimo Australian Open, torneo che dovrebbe vedere il 60enne coach andare in pensione. L'abbraccio tra i due non ha bisogno di alcuna parola accessoria: c'è tutto quello che serve, nel mondo di Jannik. Oggi semifinale con Zverev, sarà la rivincita di una settimana fa a Vienna.

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