Sinner abbraccia Cahill, non servono parole: è il suo modo per dirgli che non è successo niente

Il fatto è che noi siamo così abituati a vedere Jannik Sinner sempre così controllato nelle sue emozioni, in campo e fuori, che quando il campione azzurro dice appena una parola che assomigli a uno sfogo sobbalziamo sulla sedia. È esattamente quello che è successo venerdì sera a Parigi, durante il quarto di finale dominato contro Ben Shelton, che più serviva forte e più si vedeva arrivare risposte mortifere. Nel corso del secondo set Sinner si è rivolto in malo modo al suo angolo a bordo campo, dove – in assenza del coach Simone Vagnozzi, per turnover programmato (mancava anche il nuovo fisioterapista Alejandro Resnicoff) – c'erano l'altro allenatore di Jannik Darren Cahill, il preparatore atletico Umberto Ferrara e l'osteopata Andrea Cipolla. Parole che hanno fatto il giro del mondo all'istante e che Jannik ha sentito di dover ‘riparare' subito dopo il match, andando ad abbracciare Cahill, che per status e tipo di rapporto era quello che poteva essere stato colpito di più dalla vicenda.
Cos'è successo durante il match tra Sinner e Shelton a Parigi: lo sfogo di Jannik verso il suo team, Cahill non batte ciglio
Sinner aveva vinto con facilità il primo set 6-3 con due break, poi è andato subito 3-1 nel secondo. Andando a servire, ha perso il primo punto e sullo 0-15 ha fatto un evidente cenno al suo staff – che stava dall'altra parte del campo – per invitarlo sostenerlo. Jannik ha finito poi per perdere a zero quel turno di battuta, restituendo dunque immediatamente il break di vantaggio a Shelton, quasi fosse una reazione a quella mancanza di calore e incitamento che aveva percepito.
Dopo il cambio di campo e prima di accingersi a rispondere, il 24enne altoatesino è passato dai gesti alle parole, sfogandosi col suo team, che in quel momento era a un passo da lui: "Io faccio un break e voi ve ne state seduti", ha esclamato, accompagnando la frase con un bel "fucking" per far capire che non stava esattamente apprezzando il comportamento dei tre presenti. A quel punto si è visto Ferrara reagire con un "alé alé, forza", mentre Cahill non batteva ciglio.
Jannik sistema tutto con un abbraccio a Darren: non servono parole
Sinner ha poi sistemato tutto, prima in campo, brekkando Shelton all'ottavo gioco e chiudendo anche il secondo set 6-3, e poi dopo la partita con la sua squadra. In primis con Cahill, nei confronti del quale l'affetto non è inferiore alla stima e che sta cercando di convincere a continuare a seguirlo anche dopo il prossimo Australian Open, torneo che dovrebbe vedere il 60enne coach andare in pensione. L'abbraccio tra i due non ha bisogno di alcuna parola accessoria: c'è tutto quello che serve, nel mondo di Jannik. Oggi semifinale con Zverev, sarà la rivincita di una settimana fa a Vienna.